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GESTIONE SACCHETTI DI PLASTICA un’altra fonte di guai per il commercio quale futuro per gli shopper? di Remo Canale Da gennaio di quest’anno, quelli non biodegradabili sono (teoricamente) fuori legge. Bisogna sostituirli con sacchetti in biopolimeri o ci sono alternative più pratiche, meno costose e con un impatto ambientale minore? 30 Il problema igiene urbana gennaio-marzo 2011 Il problema degli shopper non biodegradabili nasce dalla Legge 296/06 (la “fi nanziaria” 2007, varata dal governo Prodi) che, ai commi 1129, 1130 e 1131 vietava, dal 1° gennaio 2011, la commercializzazione delle buste per asporto della merci non biodegradabili. All’origine di questo divieto c’è una lunga guerra del mon- al dettaglio e tutti i produttori di shopper) si te molto più importanti; ma la regola vale per do ambientalista, o di una parte di esso, contro attendono giustamente dei chiarimenti da tutti e se non si comincia ad adottarla nei casi la moltiplicazione degli imballaggi inutili (gli parte delle autorità competenti. In secondo più semplici, come quello degli shopper, si shopper – molti ritengono – possono essere luogo, il divieto, una volta entrato in vigo- va incontro a un disastro in tutti i settori nei validamente sostituiti da sporte o retini riusa- re, è destinato a “spiazzare” i produttori di quali il rientro di produzioni e consumi entro bili); in particolare contro gli imballaggi di pla- shopper non biodegradabili: le aziende che li parametri di sostenibilità rischia di imporre stica (perché è il materiale che, per i problemi producono – verosimilmente insieme ad altri sacrifi ci ben maggiori. connessi alla sua raccolta differenziata e alla articoli simili – contano circa 4mila addetti e, Non sappiamo se il Governo Prodi, che aveva selezione dei polimeri, risulta più refrattario al secondo il direttore generale di Unionplast, varato questa norma, avrebbe poi provvedu- riciclo e fi nisce in larga parte ad alimentare gli hanno attualmente tre quarti degli addetti in to sia a una sua maggiore determinazione inceneritori, avendo peraltro un potere calori- cassa integrazione. Non è una ragione suffi - in sede di decreti attuativi, sia a mettere in fi co pari a quello del petrolio, e più alto di tutti ciente per autorizzare la continuazione di una campo delle misure di riconversione per i la- gli altri rifi uti); e soprattutto contro i “sacchet- produzione che si ritiene nociva. Ma se si ri- voratori e le aziende colpite dal divieto. Fatto ti” che, oltre a tutti gli altri problemi, quando tiene importante o irrinunciabile metterla al sta che il nuovo Governo che gli è succeduto, fi niscono in mare o nei corsi d’acqua, sono bando, sarebbe una buona regola predisporre pur confermando e mantenendo in vigore all’origine del soffocamento di molte specie progetti, proposte e incentivi per aprire alle il divieto, non ha fatto niente di tutto ciò e, ittiche, che li scambiano per prede. Tutte cose aziende e ai lavoratori colpiti la strada di una di fronte alle pressanti richieste degli opera- sacrosante, ma che andrebbero affrontate in riconversione produttiva. E’ una regola che tori del settore, il Ministero dell’Ambiente si una prospettiva più concreta. dovrebbe accompagnare tutte le politiche è limitato, lo scorso dicembre, a promettere ambientali, se non si vuole renderle invise e che “monitorerà il settore”, per vedere se il Nessuna misura ambientale senza inaccettabili alle popolazioni che se ne do- mercato si assesterà da solo, o se richiederà adeguate politiche industriali vrebbero giovare. Il caso degli shopper è un misure specifi che. Per il momento si è limi- Innanzitutto la formulazione della norma piccolo esempio; quello degli impianti inqui- tato a fi ssare due differenti proroghe dell’en- è molto generica e gli operatori interessati nanti, dell’industria degli armamenti, o di altri trata in vigore del divieto, una più stretta per (praticamente tutte la aziende di commercio settori da ridimensionare, sono evidentemen- la Grande Distribuzione e una più lasca per
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