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gestione indagine utilizzo CdR co-combustione dei cementifci. grandi inceneritori d’Europa, che permetto- ripresa delle installazioni nei prossimi anni. Nella documentazione e nei casi di studio no di smaltire fno a un milione e mezzo di Per riallinearsi alla media continentale - ipo- considerati emerge che le emissioni degli tonnellate di rifuti all’anno (33% del totale). tizzando per il 2020 una quantità di rifuti impianti risultano largamente indipendenti Scarsa è invece la loro presenza nei paesi prodotta dall’Italia pari a 40 milioni di ton- dal tipo di combustibile utilizzato; dipen- dell’est Europa. nellate - il paese dovrebbe destinare il 40% 9 -12 Novembre 2011 dono in modo predominante dalle materie Uno studio del Politecnico di Milano eviden- dei suoi scarti al recupero energetico (con Rimini Fiera prime e dal processo. Ciò sembra conferma- zia come in Italia (dati 2009) siano presenti una generazione di 9,2 Twh annui). Questo a re che non sussiste una modifca signifcativa attualmente 52 impianti per il recupero ener- obiettivo comporterebbe una costruzione di 15 Fiera Internazionale delle emissioni nel caso di sostituzione, in getico dei rifuti, per una potenza elettrica capacità aggiuntiva per 11,5 milioni di ton- del Recupero di Materia diverse percentuali, dei combustibili con- di 730 Mw, capaci di trattare 6,8 milioni di nellate annue, che richiederebbe un investi- ed Energia e dello Sviluppo venzionali (per la maggior parte fossili) con tonnellate di rifuti l’anno e un volume d’affari mento di 7 miliardi di euro e circa 50 nuovi combustibili alternativi derivati dai rifuti, per complessivo pari a 1 miliardo di euro. La ca- impianti, che dovrebbero essere però realiz- Sostenibile i quali è sempre comunque opportuno pro- pacità media delle centrali, dunque, è in me- zati soprattutto nelle regioni meno dotate di www.ecomondo.com cedere con rigorosi controlli di accettazione dia abbastanza modesta (11 Mw), considerato impianti(Toscana, Campania, Lazio, Puglia e per verifcarne le caratteristiche prima del anche che i primi 3 impianti per dimensione Sicilia). loro utilizzo. (che raccolgono il 28% della capacità nazio- nale) sono tutti situati in Lombardia. Questa Le centrali elettriche I “termovalorizzatori” regione, inoltre, si distingue per avviare al Per quanto riguarda le centrali elettriche ita- 38 I termovalorizzatori presenti sul territorio ita- recupero energetico ben il 47,1% dei suoi liane l’impiego di CDR non è molto diffuso. liano nel 2007 erano 52 (“2° Rapporto sul Solo tre impianti sono in fase di prova e stan- rifuti, equivalenti a quasi la metà del totale recupero energetico da rifuti urbani in nazionale. In media nelle regioni del Nord no valutando la possibilità di utilizzare il CDR igiene urbana igiene urbana luglio-settembre 2011 Italia” ENEA-Federambiente, 2009). In Eu- Italia fnisce nei termovalorizzatori il 31,7% come combustibile secondario in aggiunta al ropa erano attivi al 2007 oltre 500 impianti di dei rifuti, contro il 19,1% nel Centro e appe- carbone. Attualmente, la sola centrale elettri- termovalorizzazione o di solo incenerimento, na l’1% nelle regioni meridionali. ca a carbone che utilizza CDR-Q è quella di in 18 nazioni. In alcune situazioni, impianti Nella maggior parte dei casi gli impianti italia- Fusina a Porto Marghera (VE). di questo genere sono da tempo inseriti in ni privilegiano la produzione di energia elet- In Italia l’ENEL ha nove impianti che utiliz- contesti urbani, ad esempio a Vienna, Parigi, trica, soprattutto perché ad essa è associato zano carbone come combustibile, con una Londra, Copenaghen. Paesi quali Svezia (circa un remunerativo sistema di incentivazione. potenzialità stimata di consumo di CDR-Q il 45% del rifuto viene incenerito), Svizzera Negli ultimi anni la crescita del numero di di 2,1 Mt/anno (Rapporto Nomisma 2009). (100%), Danimarca (50%) e Germania (50%) termovalorizzatori è comunque rallentata; Secondo uno studio commissionato da Fede- ne fanno largo uso. In Olanda (in particolare ma, secondo il report del Politecnico, esisto- rambiente al Politecnico di Milano (2009), le ad Avr e Amsterdam) sorgono alcuni fra i più no numerosi fattori che fanno ipotizzare una 13 centrali termoelettriche alimentate a car- bone, avranno nel 2015 un potenziale teorico di utilizzo di CDR pari a 2,45 ml di t/a. Questa stima avrebbe un impatto straordinario sul mercato del CDR, costituendo una massa cri- tica in grado di assorbire e superare l’attuale offerta del mercato. Secondo uno studio di Nomisma Energia (2008), i calcoli dei benef- ci economici indotti dalla messa sul mercato dell’energia del CDR, sono stimati in 650 mi- lioni di Euro l’anno e nell’avvio a recupero di oltre 8 milioni di RUR. Gli ostacoli che si frappongono in Italia all’utilizzo del CDR-Q nelle Centrali elettri- che a carbone, non sono di natura tecnica né di composizione del CDR, ma riguardano invece politiche aziendali che devono tene- re conto dell’impatto di scelte quali l’utiliz- zo del CDR in processi di co-combustione sull’opinione pubblica e quindi sulle Ammi- nistrazioni locali. organizzata in contemporanea da: con: www.keyenergy.it www.cooperambiente.it