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LETTURE TERZA PAGINA vano più che altro inutili scarti”. E aggiunge: Perché uri na ancora un moribondo? Perché Molto di quello che Davanzati scrive rispec- “Qui devo aprire un’altra parentesi: c’è stato scrive ancora un agonizzante? E tut tavia chia il suo carattere contorto e, in fi n dei conti, un periodo in cui, oltre che alle carte di Da- urina. E tuttavia scrivo. Se pubblicassi, am- cinico verso se stesso prima ancora che verso vanzati, mi sono interessato anche alla sua messo che qualcuno voglia pubblicarmi, i gli altri. Una manieristica ricerca dell’orrore a spazzatura, anzi, alla spazzatura di tutto il con- critici penserebbero subito che cerco ono- volte ne rende addirittura illeggibili gli scam- dominio, vale a dire delle signorine Montoya re, ri conoscimenti, notorietà, fama, denaro. poli di pagine consegnate alla pattumiera. e del dottor Mo lina; la mia, in quanto nota, mi In effetti, è quello che cercano quasi tutti, A parte questo scorcio di infanzia, la vicenda interessava meno. Era strano, era come una quello che io stesso cercavo in altri tempi. che ha contrassegnato la vita di Davanzati, e traccia, un pezzo eliminato dalla vita di tutti Adesso non vo glio essere premiato perché che il detective delle sue pagine perse scopri- loro, ma un pezzo eloquente di quello che urino […] Non posso smettere di farlo, non rà un po’per volta, anche rintracciando due erano, del tranquillo o folle trascorre re dei so farlo altrimenti. Il massimo che possono suoi vecchi conoscenti, non merita grande at- loro giorni. Davanzati buttava la spazzatura - chiedermi è di cercare un luogo discreto per tenzione: due romanzi senza pubblico (il pri- tranne i fogli scritti, che di sicuro provenivano farlo. Rispetto le regole. Lo faccio di nasco- mo rimasto invenduto; secondo pubblicato a dal gettacarte - in sacchetti della spesa chiusi, sto e non spero che qualcuno mi applauda proprie spese), il matrimonio con una donna che cominciai ad aprire; le signorine Montoya per la pisciata. Lo faccio spesso perché ne bellissima, la nascita di una fi glia adorata, l’ab- la butta vano quasi sempre nei classici sacchi ho spesso voglia, perché bevo molta acqua bandono del tetto coniugale da parte di en- neri; il dottor Molina non usa va alcun conte- o molto vino, per ché ho la vescica piccola, la trambe a causa dei di lui continui tradimenti, nitore, e siccome la sua vita nel palazzo era prostata ingrossata, l’ormone antidiuretico il tentativo di rifarsi una vita con il contrabban- perlopiù una vita di passaggio e clandestina, basso o che so io”. do di coca, sei anni trascorsi in una prigione fatta di venerdì e sabati, in ge nere c’erano degli Stati Uniti, poi il lento declino in una vita 23 resti di pasti veloci - pezzi di hamburger, “Nella sala delle autopsie – scrive in una da modesto benestante, ma senza più affetti triangoli di pizza, avanzi di riso o di verdure pagina piena di odio, di fi ele e di invidia né interessi, dominati soltanto dal compulsi- igiene urbana aprile-giugno 2011 cinesi, pezzi interi oppure ossa ri pulite di per lo scrittore Garcia Marquez - non c’era- vo bisogno di scrivere e dal rimpianto per le pollo fritto o allo spiedo - e soprattutto resti no gitani saggi che insegnassero le meravi- due donne perdute, a cui chiede, ottenendo- delle sue av venture amorose con le bionde, glie del mondo né oggetti miracolosi che lo, un ultimo incontro prima di abbandonare vale a dire preservativi, scatole di preservativi, compissero prodigi con il loro movimento. per sempre il suo appartamento in un viaggio tubi di strane creme, sospetti rotolini di carta Vidi una sega, un secchio azzurro di plasti- senza meta. igienica che ovviamente non ho mai srotolato ca e un medico legale schizzato di sangue, Ma è una vita persino troppo piena al confron- per lo schifo”. che ricordava un macellaio di Itaguí. Sta- to di quella dell’io narrante, che non trova nel- D’altronde, che conto facesse anche il Da- va affettando con la sega il cranio del mio la propria esistenza nessuno spunto in grado vanzati delle pagine che buttava nella spaz- parente povero - che non avevo mai visto di animare il racconto, e non trova niente di zatura si può ben ricavare da quello che egli da vivo - e il secchio era pieno di viscere, meglio con cui riempirla che attaccarsi come stesso scriveva: “Un naufrago che lancia in molto simili a quelle porcherie con cui si una sanguisuga a succhiare scampoli della vita mare un messaggio in una bottiglia nutre la fa il sanguinaccio. Il medico sudava e si del suo enigmatico coinquilino. speranza che un giorno qualcuno lo legga, la mentava con mio padre, suo compagno Quando, alla fi ne del libro, Davanzati sarà anche se lui sarà morto di fame da anni. Io d’università alla facoltà di me dicina, del defi nitivamente scomparso di scena, tra le ul- sono un naufrago che lancia il messaggio in lavoro in continuo aumento. La sala delle time pagine non ancora consegnate alla pat- mare, ma non dentro una bottiglia, perché autopsie era pie na. C’erano corpi coperti a tumiera, ma già gettate nel cestino della carta possa dissolversi con il sale, perché pos sa metà da lenzuola ingiallite. Il giorno prima straccia, che l’io narrante rinvenirà perquisen- inghiottirlo una tartaruga affamata. Non in- do abusivamente il suo appartamento ormai vio richieste di soccorso, non pretendo che era caduto un aereo da turismo e lì c’erano vuoto, si troverà la confessione di quello che qualcuno mi aiuti, non ho fame di occhi che le vittime, con ossa che fuo riuscivano dalla ha accomunato la compulsione alla scrittura e mi salvi no e mi leggano, sono semplicemen- carne bruciacchiata. Ricordo che stavo os- la vicenda esistenziale di uno scrittore fallito: te un naufrago e mi racconto che muoio di servando la ferita livida di una pugnalata “Odio quello che ho scritto, sia le cose pubbli- sete mentre sto morendo di sete. Scrivo e sull’addome di una ragazza nuda, un car- cate, sia quelle perdute. Odio quello che sono so che nessuno leg gerà quello che scrivo, tellino diceva che l’avevano accoltellata in e l’unica cosa che sono stato sono queste pa- scrivo perché ho il vizio incorreggibile di un bar dalle parti di Guaya quil. […] Anni role inopportune che ho cercato di mettere scrivere, scrivo come si urina, né per pia- dopo, davanti al cadavere crivellato di mio insieme. E’ stato tutto un cammino sbagliato cere né controvoglia, ma perché è l’azio ne padre, dovevo (no, meglio dire avrei dovu- da cui non è possibile tornare indietro. Ades- più naturale del mondo, qualcosa di innato, to) ricordare quella lontana e brutale mat- so non scriverò più. Me ne vado. Non ho più qualcosa che si deve fare quotidianamente tina con cui egli aveva voluto prepararmi a tempo per essere un altro, ma non voglio per non morire e anche se si sta morendo. sopportare il futuro”. nemmeno morire essendo lo stesso”.