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TERZA PAGINA OPERA PRIMA il mondo visto dai rifuti di Guido Viale Dimmi cosa butti, e come lo una piccola casetta in stato di degrado, senza traverso questi. Anche la decisione di scrivere il libro è opera degli “angeli”: luce e molto malmessa, al fondo di un vicolo butti, e ti dirò chi sei. Ma per in disarmo. Poi, quando il vicolo viene “risa- “A dire il vero anche Lisa e Consulich mi hanno capirlo bisogna avere un’affinità nato”, il che vuol dire quando le case vengono stuzzicato a farlo e perfno Mario, che ieri viene profonda – e quasi sempre abbattute per far posto a condomini e villette, qua in discarica a cercare un pezzo di lamiera dolorosa – con il mondo dei Bruno viene trasferito a gestire la stazione e, mentre fruga nel cassonetto, mi vede dentro la baracca con la penna in mano, ferma e sospesa ecologica, al cui interno si ricava un’abitazio- rifiuti. ne utilizzando uno dei cassoni della raccolta sul foglio. Ride, il lazzarone, mostrando quei differenziata. E’ qui che lo incontriamo – la quattro denti neri e storti. Mario quasi non parla, 34 La discarica degli angeli che dà il titolo al sua storia passata viene fuori solo a spizzichi e mugugna, per lo più. La gente lo crede scemo bocconi attraverso i suoi ricordi - insieme alla romanzo (opera prima) di Dario Bonfante e del resto lui fa di tutto perché lo pensino. In (Morgani editore, 2010) non è, propriamente colorita troupe di alcuni frequentatori dell’im- verità è intelligente. Altroché se lo è. Quando igiene urbana igiene urbana luglio-settembre 2013 parlando, una discarica; è una stazione ecolo- pianto: “gli angeli della discarica”, le persone viene in discarica fruga per cercare solo cose che gica dove si conferiscono in maniera differen- con cui Bruno stringe amicizie indissolubili gli servono e lo fa sempre con discrezione, quasi ziata in grandi scarrabili di rifuti ingombranti. perché sono come lui reietti e abbandonati; con gentilezza. Non lo noti nemmeno. Solo una L’autore però conosce bene la materia, e anche piegati, ma non ancora vinti dall’esistenza: volta, che gli serviva un bottiglione, è scivolato la vita e i caratteri che si sviluppano intorno al Aldo, per esempio, artista di grande sensibi- nel cassone quasi vuoto del vetro e non riusciva mondo dei rifuti: soprattutto quelli generati dai lità, che annega in una colla maleolente gli più ad uscirne. Lo sentivo chiamare, ma non beni durevoli che vanno a fnire nelle stazioni scarti opportunamente selezionati per divenire con i grugniti che è solito fare, proprio con la ecologiche. E, soprattutto, coglie perfettamente oggetti che raccontano un mondo di reietti ed sua voce, al punto che pensavo fosse un altro”. l’affnità esistenziale tra il mondo dei rifuti e emarginati. Bìcio, uomo scarmigliato e senza Quel posto, poi, non è così sgradevole: “Alcu- il mondo dei reietti: entrambi sviliti, scartati e parole, con una piccola e innocua ossessione ni pensano che sia un brutto mestiere fare il allontanati dalle case e dalla vita delle persone per gli abiti femminili. Lisa, l’ex-prostituta custode di una discarica. ‘Un lavoro come un “normali” e tuttavia ricchi di infnite poten- rumena, ora badante: la prima a soccorrere altro’, mi dice qualcuno per compatirmi, fn- zialità e di una enorme disponibilità a rico- Bruno, a tendergli la mano nel vuoto e nella gendo di credermi come gli altri. Come loro. minciare una nuova vita in altre forme e in disperazione delle corsie ospedaliere. Consu- Che ipocriti…Comunque a me piace stare diverse modalità. lich, uno slavo senza braccia, saltato su una tra le cose scartate. Da dietro questa rete vici- Bruno, il protagonista dal romanzo, è un mina cercando di strappare invano la fglia no al camposanto, anche uno come me può reietto destinato fn dalla nascita all’emargi- alla morte, orgoglioso e indiscusso monarca vedere e capire cose della vita che nemmeno nazione: fglio di una prostituta, non ha mai di un popolo di straccioni. Fero, che viene a ri- immaginano”. E la vita in discarica ha anche conosciuto suo padre, ha passato l’infanzia in fornirsi di materiali ferrosi da rivendere, senza la sua poesia: “Ascolto, tra i tanti discorsi della un orfanatrofo e l’adolescenza facendo il gar- rivolgere una sola parola agli altri. La vicenda pioggia, soprattutto quello dei goccioloni del zone muratore e abitando con la madre nella di Bruno ha poi un lieto fne: con materiali tut- temporale, che rimbalzano sulle latte di ver- casa dove questa esercitava la sua professione, ti riciclati si costruisce una casetta in una valle nice vuote. Tan tan lata laid, tan tan lata per fnire, per quindici anni, in un manico- frequentata da zingari e pakistani e alla fne laid, fanno sui bidoni. Poi arriva lo scroscio mio criminale per aver ammazzato a colpi di incontra l’amore, che gli darà anche un fglio, che copre tutto. Dispettosa, la pioggia! Biso- martello non si sa se anche la madre o solo in Teresa, una ragazza fuggita dalla Romania gnerebbe ascoltare di più i suoni del mondo, un suo cliente dopo che entrambi, in stato di per sottrarsi agli stupri del monaco-capo di un per capirlo. Sembra impossibile quello che ubriachezza, lo avevano costretto a prendere monastero ortodosso. puoi trovare dentro un suono, un rumore che parte ai loro giochi erotici. Uscito dal mani- Il racconto è continuamente solcato dall’in- ti passa vicino. Lascia una traccia. Mi rimane comio Bruno ha lavorato prima come aiuto treccio tra la vita della discarica e i caratteri nella testa per un po’ e sto li, anche per ore, a becchino nel cimitero di un piccolo comune dei suoi frequentatori abituali: impariamo a cercare di riconoscerlo, a capire dove lo avevo che lo ha preso in carico, assegnandogli anche conoscere questi attraverso quella e quella at- già sentito, cosa mi ricorda, chi lo può emettere,