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scenarI Il “caso caffaro” dI BrescIa la zona più inquinata d’Europa di Marino Ruzzenenti Una sfida per la ricerca e le tecnologie nel campo delle bonifiche. A Brescia vi è una porzione della città, 4 milio- ni di metri quadrati, su cui vivono circa 25.000 abitanti, sottoposta da oltre 11 anni ad una Ordi- 32 nanza sindacale che interdice l’uso e il contatto con il terreno, prescrivendo rigidissimi divieti: qualsiasi uso anche a scopo ricreativo dei suoli; igiene urbana igiene urbana gennaio-marzo 2013 consumo alimentare umano dei vegetali sponta- nei e dei prodotti degli orti presenti nella zona; allevamento di animali destinati direttamente o con i loro prodotti all’alimentazione umana; pascolo degli animali medesimi; consumo di alimenti di origine animale prodotti in zona; utilizzo dei sedimenti dei fossati; asportazione di terreno… Insomma i cittadini sono confnati nelle loro case e nei soli spazi cementifcati o asfaltati. Signifcativa al riguardo la situazione una Seveso bis - che fece riemergere per intero diossine (limite di legge: 10 ngTEQ/kg); ovvero della scuola primaria “Deledda” dove i bambini quanto era stato per decenni rimosso. Si ipo- livelli di contaminazione dei terreni sovrapponi- da 11 anni non possono giocare nel giardino tizzava, in sostanza, una grave contaminazione bili a quelli della zona A, a suo tempo evacuata, della scuola stessa, costretti su una piattaforma da PCB, ma anche da diossine e mercurio, di di Seveso, con l’aggravante che in questo caso di cemento. una vasta zona a sud della Caffaro, un’industria lo strato di terreno contaminato non era di 7 Questa Ordinanza è l’emblema di uno dei casi di chimica operante per circa un secolo all’interno cm, ma almeno di 50; e con un’estensione inquinamento da PCB e diossine più disastrosi della città di Brescia: la denuncia si basava sulla molto maggiore. Si rilevò, inoltre, la presenza che si siano verifcati all’interno di una città. Un documentazione storica dei processi e dei pro- di altre sostanze, tra cui mercurio, tetracloru- emblema, tra l’altro, tanto clamoroso da impe- dotti dell’azienda, nonché sulle vie accertate di ro di carbonio, DDT, che interessava sia i corsi dire che, nonostante reiterati tentativi, il disastro dispersione in ambiente delle sostanze tossiche d’acqua superfciali che la falda. Ciò determinò ambientale che sottende possa essere rimosso e trattate. La Caffaro fu l’unica azienda chimica ita- l’inclusione nel 2002 dell’area nei siti inquinati di ricacciato sotto il proverbiale tappeto. In effetti liana a produrre su licenza Monsanto, per oltre interesse nazionale, come “Sito Brescia-Caffaro”, fno al 2001 la società bresciana era riuscita a 40 anni fno al 1984, i famigerati PCB, parenti e l’emanazione dell’Ordinanza sindacale, di cui tenere perfettamente celato l’inquinamento stretti delle diossine. si è detto, rinnovata di sei mesi in sei mesi, fno di questa porzione della città per oltre mezzo A quel punto le istituzioni furono costrette a a oggi e a tempo indeterminato. secolo. In quell’anno, in verità, non si registrò indagare, ne risultò un quadro ben più grave di Ma in quella zona a sud della fabbrica, in passato, nessun episodio particolare, nessun incidente quello ipotizzato dallo scoop agostano. In tutto e per decenni, avevano operato una ventina di o fuga di gas tossici in ambiente. Veniva sem- il territorio a sud e a valle della Caffaro i PCB e aziende agricole che avevano prodotto latte e plicemente pubblicata la storia della Caffaro, le le diossine erano presenti nel terreno da dieci carne, che oggi sappiamo contaminati, per il cui conclusioni vennero anticipate, il 13 agosto a centinaia di volte oltre i limiti di legge, fno a macello comunale e la centrale del latte. Solo del 2001, dal quotidiano “La Repubblica”, con un un massimo di 8.330 μg/kg per i PCB (limite nel 2001 si è sostanzialmente interrotta la dif- lancio clamoroso in prima pagina - A Brescia c’è di legge: 60 μg/kg) e di 3.322 ngTEQ/kg per le fusione della contaminazione, che nel caso di
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