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terza pagina Lettura l’ultima parola spetta ai gabbiani di Guido Viale Storie di vita in un ambiente torcia, otto baracche Gli accattoni che rovista- vano tra l’immondizia, i primi ad avvistarle, malsano: nei racconti di Latife accorsero senza neanche posare cesti e secchi e Tekin l’orrore e la magia di una presero a parlare animatamente con gli artefci comunità che vive in mezzo ai delle baracche, che stavano all’erta”. rifiuti. Ma quel primo nucleo di abitazioni di fortuna fa presto ad espandersi e a popolarsi: “Prima ancora di mezzogiorno sul monte cominciò Fiabe dalla collina dei rifuti, della scrit- a piovere gente come neve: portinai, ambu- 44 trice turca Latife Tekin (Giunti, 1995) è lanti, venditori di ciambelle, ciascuno con E’ una lotta estrema per sopravvivere, in un libro a mezza strada tra l’iperrealismo e un piccone; e dietro a loro i campagnoli che, il surrealismo, che raccoglie in una serie di sistemati provvisoriamente presso i parenti, condizioni degradanti: “Le donne – attente a igiene urbana igiene urbana ottobre-dicembre 2014 fash tra loro non sempre strettamente col- gironzolavano sui monti a ridosso della città non farsi scoprire dai guardiani dei rifuti – legati la storia fantastica di un villaggio di in cerca di un posto dove stabilirsi. Donne, mettevano in tasca frammenti di specchietti baracche sorto su una discarica di Istambul. uomini, bambini si sparpagliarono tutt’in- lavorati, e di notte specchiandosi ravvivavano L’esposizione ha un andamento corale, in torno e presero le misure con i piedi e con le le chiome con pettini presi dalla spazzatura. quanto gli episodi che si succedono hanno braccia, sedendosi e alzandosi; poi col piccone Sui capelli pettinati si posavano le mosche raramente per protagonista un singolo in- disegnarono sul terreno le basi storte per case venute dai rifuti. Le puzze d’immondizia e dividuo. Per lo più si tratta di comunità: i di una stanza sola. La sera la via dell’Immon- fumi chimici, mescolati dal vento, riempirono baraccati della collina dei rifuti, gli operai dizia era diventata la via dei Mattoni e dei le case e le narici”. e le operaie delle fabbriche costruite ai suoi Cartoni Catramati”. Ma l’identifcazione tra gli umani che popola- piedi, una comunità di zingari che si installa Quel villaggio fatto di case fragili verrà distrut- no la discarica e i materiali che la riempiono anch’essa al margine del villaggio, gli addetti to sia dal vento e dalla pioggia che dai demo- si fa sempre più stretta: “I giovani di Monte- allo scarico dei camion che trasportano i ri- litori mandati dal Comune parecchie volte; e fore che soffrivano di mal d’amore gemettero futi in discarica, i gabbiani che frequentano altrettante ricostruito, sempre con materiali dicendo: ‘il mio cuore è saccheggiato come i la discarica, i nuovi arrivati che estendono di recupero e sempre più esteso. cumuli di rifuti’”. quella baraccopoli su un secondo cocuzzolo “Alla fne non era rimasto un solo albero sul Ma gli operai delle fabbriche costruite a valle della discarica, ecc. monte, e l’immondizia era stata completa- della discarica non stanno meglio: “Gli operai Il racconto a volte tenta i toni lirici, soprattutto mente setacciata: scatole di latta arrugginita, avevano dato dei nomi alle fabbriche ispiran- quando si focalizza sui rapporti che legano tra bulbi di lampadine, scarti quotidiani del cera- dosi ai loro effetti: ‘Spegnipolmoni’, ‘Prosciu- loro i membri di quelle comunità; a volte quelli mifcio, cartoni buttati via, plastica, bottiglie, galocchio’, ‘Rende-la-donna-sterile’, ‘Assor- più crudi, soprattutto quando descrive il puzzo qualsiasi cosa fu utilizzata nella ricostruzione da’…Il loro proverbio per un matrimonio e il lerciume in cui vivono i loro membri: non delle baracche”. tra pari era: ‘All’uomo dal sangue piombato solo gli abitanti della baraccopoli, poeticamen- Naturalmente in queste vicende anche il fan- la donna coi polmoni polverosi’”. te rinominata Montefore; ma anche gli operai tastico deve avere la sua parte: “Ci approprie- E anche quando scendono in sciopero se la delle fabbriche a valle, alle prese quotidiane remo dell’immondizia per ricostruire le nostre devono vedere con un predicatore della mo- con l’atmosfera insalubre e meftica delle la- case” urlano in coro gli abitanti del villaggio. schea che tiene le parti dei padroni: “Il predi- vorazioni. Ma procediamo con ordine. “Parlarono fno a tardi di come avrebbero catore della moschea costruita dal signor Izak Il villaggio di Montefore ha un suo atto fonda- venduto il ferro, le bottiglie, la plastica rac- tuonava sostenendo che scioperare signifcava tivo: “In una notte d’inverno, su una discarica colta dai rifuti, e a forza di parlare estrassero montare la tenda contro Dio”. Ma a pareg- in collina dove di giorno venivano rovesciati dalla spazzatura pepite d’oro e pietre preziose. giare i conti ci pensano le altre comunità del i rifuti della città, un po’ più in là dei cumu- Chiusero poi gli occhi, abbagliati dalle gem- villaggio: “Tutte queste voci furono sepolte li d’immondizia, furono costruite, a lume di me, e scivolarono nel sonno”. dagli schiamazzi dei gabbiani, dal rumore