Ecco le proposte di Legambiente per rilanciare il sogno europeo, contrastare i cambiamenti climatici e avere un’Europa più sostenibile, inclusiva e competitiva. Attraverso politiche capaci di rispondere alle grandi questioni del lavoro, delle disuguaglianze e delle migrazioni.
Per uscire dalla crisi climatica, economica e sociale e arrestare la marea dell’euroscetticismo, della paura e del populismo, l’Europa ha una sola scelta: puntare su un nuovo green deal che metta davvero al centro l’ambiente e il tema dei mutamenti climatici, accelerando il cambiamento in questa direzione. In che modo? Puntando prima di tutto su un’economia decarbonizzata e circolare, ridisegnando la fiscalità in chiave green (differenziando l’Iva, introducendo una carbon tax ed eliminando i sussidi alle fonti fossili) per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, accelerando nella transizione energetica e nelle politiche di adattamento al clima e rilanciando la cooperazione internazionale mettendo al centro il Mediterraneo e l’Africa in un progetto comune che vada oltre gli interessi dei singoli Stati e delle imprese.
L’Europa deve avere il coraggio di prendere decisioni più incisive in questa direzione e al contempo rilanciare sul piano dei diritti e sulle politiche di integrazione, per smetterla di rincorrere chi punta su muri e respingimenti. Non è un problema di risorse ma di scelte, l’Europa deve scegliere di eliminare i sussidi alle fonti fossili (circa 200 miliardi di euro l’anno) e di cancellare i privilegi fiscali di cui godono le multinazionali, e i diversi Paesi possono integrare risorse proprie a quelle previste dal prossimo Quadro pluriennale (sino a 480 miliardi di euro per il periodo 2021- 2027 se si destina il 40% all’azione climatica) che rendono disponibili un pacchetto di investimenti pubblici sufficiente per iniziare a dare gambe ad un vero green new deal.
Sono queste le idee e proposte che Legambiente lancia in vista delle prossime elezione europee e che ben racconta nel rapporto “Un green new deal per l’Europa. Idee e sfide per rilanciare il progetto europeo”, a cura di Edoardo Zanchini e Mauro Albrizio, dove sono raccolti numerosi contributi e si fa il punto su quelle scelte indispensabili che l’Ue deve prendere attraverso politiche capaci di rispondere alle grandi questioni del lavoro, delle migrazioni e delle disuguaglianze. È da qui che l’Europa deve ripartire se vuole animare un nuovo sogno europeo, coinvolgere sempre più i cittadini, e costruire una casa comune sempre più inclusiva, sostenibile, green e competitiva contrastando così le crescenti diseguaglianze tra le quali quella economica.
A parlar chiaro sono anche i dati di questi ultimi anni sintetizzati nel volume, che indicano anche i passi avanti fatti dall’Ue. Passi però compiuti troppo lentamente. L’Europa in questi anni è riuscita a disaccoppiare crescita economica (Pil) produzione di emissioni di gas serra, sono calate le emissioni mentre l’economia è riuscita a crescere. La percentuale delle popolazione occupata tra i 20 e i 64 anni è salita nel 2017 al 72,3% (dieci anni fa, nel 2007, era al 69,9%). La spesa nazionale lorda per ricerca e sviluppo nel 2017 ha raggiunto il 2,06%, (nel 2007 era all’1,77%). Investire su ricerca e sviluppo è fondamentale per un’economia competitiva e a zero emissioni. La produttività energetica nel 2016 è arrivata all’8,5, nel 1995 era al 5,8. Sul fronte delle politiche sociali, grazie ad un lavoro ad hoc è diminuita la popolazione a rischio povertà o esclusione sociale: nel 2017 è scesa al 22,4% ( nel 2007 toccava il 24,5%).
Tra le altre cose, in questi anni è cresciuta – anche se meno del previsto – la quota a riciclo di materia (dal 50% del 2010 al 53% del 2016 sul totale dei rifiuti esclusi i minerari). Nel settore energetico, si registra dal 2015 una ripresa dei consumi finali di energia – su cui per altro incidono le temperature stagionali – dopo un lungo trend di riduzione e contenimento. All’interno dei consumi energetici è cresciuta in modo sostanziale la quota da fonti rinnovabili che è arrivata al 17,4% nel 2017, rappresentando ormai l’85% della nuova produzione installata. Sul lungo periodo, la riduzione dei consumi energetici e l’aumento delle fonti rinnovabili hanno portato ad una riduzione delle emissioni di CO2, pari a una riduzione del 21,9% tra il 1990 e il 2017. Nel 2017 – per la prima volta da molti anni – si registra un incremento delle emissioni di CO2 pari allo 0,6% rispetto al 2016. Questo aumento segue un andamento relativamente stabile delle emissioni osservato dal 2014, dopo un periodo di riduzioni quasi continue tra il 2004 e il 2014.Ora è tempo di accelerare, per Legambiente l’Europa può ancora una volta fare da maestra: sul fronte climatico ad esempio ci sono tutte le condizioni per raggiungere zero emissioni nette entro il 2040, attraverso una Strategia climatica di lungo termine in grado di accelerare la transizione verso un’Europa rinnovabile e libera dalle fonti fossili.
Il rapporto “Un green new deal per l’Europa. Idee e sfide per rilanciare il progetto europeo” è stato presentato il 7 maggio a Roma alla Red .“In questo volume – spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – abbiamo raccolto idee e punti di vista diversi per capire i cambiamenti in corso e portare nel dibattito elettorale le sfide che l’Europa ha di fronte per uscire da una crisi che non dipende dai sovranisti, ma dalla mancanza di visione e coraggio nell’affrontare le questioni che si sono aperte in una economia sempre più globalizzata e con diseguaglianze crescenti, con fenomeni di migrazioni per ragioni climatiche sempre più rilevanti. E oggi la chiave del clima è l’unica che permette di leggere queste sfide e di costruire un idea di società e di economia capace di trovare le risposte nei nostri territori e nelle nostre città, come in quelle di tutti i Paesi del Mediterraneo”.
“L’emergenza climatica –dichiara Mauro Albrizio Direttore dell’Ufficio Europeo di Legambiente – si può vincere solo se si avvia da subito una profonda trasformazione di tutti i settori dell’economia europea, da realizzare nei prossimi venti anni e con un forte impatto sociale, che richiede un nuovo sistema di welfare europeo per non lasciare indietro nessuno. Sfida ambiziosa possibile solo con il pieno coinvolgimento di tutti i cittadini europei grazie a un nuovo contratto sociale, ovvero un Green New Deal forza motrice della decarbonizzazione dell’economia europea. A tal fine è cruciale mettere in campo un’Alleanza per il Green New Deal tra tutte quelle forze ambientaliste, sociali e imprenditoriali disposte a lavorare insieme per vincere la triplice sfida climatica, economica e sociale”.