«In Italia il gas ricopre un ruolo rilevante con il 34,6% di contributo al consumo interno lordo: 70.914 milioni di metri cubi distribuiti principalmente tra il settore residenziale (con il 40,7% dei consumi), industriale (20,4%) e quello dei trasporti (1,5%). Eppure, la produzione di biometano – un biocombustibile che si ottiene sia dagli scarti di biomasse di origine agricola, sia dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani derivante dalla raccolta differenziata – nel solo settore agricolo potrebbe coprire il 12% dei consumi attuali di gas in Italia con evidenti vantaggi ambientali e economici». Questi dati sono emersi dalla seconda conferenza nazionale “L’era del biometano”, promossa da Legambiente a Bologna l’11 ottobre scorso.
La conferenza nazionale “L’era del biometano” è stata anche l’occasione per valorizzare il ruolo del biometano nella copertura dei fabbisogni energetici dell’Italia, a partire dal suo ruolo nei trasporti urbani e pesante, ma anche nella gestione sostenibile delle frazioni biodegradabili (organico da raccolta differenziata, scarti agricoli, rifiuti agroindustriali, fanghi di depurazione, etc), per confrontarsi con i decisori istituzionali e gli stakeholders del settore della produzione e della distribuzione, affrontando criticità, normative e tecniche della filiera.
Legambiente fa alcuni esempi per chiarire meglio il contributo di alcuni settori nella produzione di biometano: «Oggi, stando ai dati relativi al 2016 riportati nell’ultimo rapporto CIC 2018, l’organico rappresenta il 41% di tutti i rifiuti raccolti attraverso la differenziata in Italia e la frazione umida è in costante aumento, con un +10% all’anno negli ultimi 10 anni, fino ad arrivare oggi a coprire 35 milioni di cittadini con circa 6,5 milioni/tonnellate all’anno raccolte in maniera differenziata (tra “umido” e “verde”). A fronte di tutto questo gli impianti di digestione anaerobica presenti in Italia trattano oggi circa 2 milioni di tonnellate di rifiuti organici e sono localizzati quasi esclusivamente nel nord Italia. Risulta evidente quindi la necessità impiantistica delle regioni del centro sud, dove la frazione organica dei rifiuti arriva a costituire anche il 30-40% dei rifiuti urbani prodotti. Grazie a tutta la frazione organica del rifiuto solido urbano, secondo le stime di Enea, in Italia sono producibili, al 2030, da 430 milioni a 860 di metri cubi di biometano. Ovvero dallo 0,6% all’1,1% dell’attuale consumo di gas».
Ricordano gli organizzatori che “ il 2018 è stato l’anno di approvazione del tanto atteso decreto per la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti. Una misura che, insieme alla definitiva approvazione del nuovo pacchetto di direttive europee sull’economia circolare, che pone tra gli altri l’obbligo della raccolta separata dell’organico a livello europeo, deve accelerare la transizione verso un modello di consumo più sostenibile. Con lo stesso decreto si aprono nuovi e importanti scenari, a partire dai 4,7 miliardi di euro messi in bilancio dallo Stato fino al 2022 per i nuovi impianti per la produzione di biometano e biocarburi da rifiuti. Un incentivo che mira a sostenere i maggiori costi nella produzione di biocarburanti, rendendoli così competitivi con quelli dei combustibili fossili nel settore dei trasporti».
Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, ha evidenziato che «Il biometano non solo si presta ad essere e a diventare un fonte energetica sempre più strategica nel settore dei trasporti e dei consumi domestici, ma siamo convinti giocherà un ruolo fondamentale nella transizione energetica, offrendo importanti occasioni di rilancio per le imprese, soprattutto agricole, oltre che uno strumento fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici e nella gestione dei rifiuti. In particolare, su quest’ultimo punto non possiamo più aspettare. Occorre partire con la realizzazione di nuovi impianti di digestione anaerobica per la produzione di biometano per il trattamento della frazione organica, a partire dalle regioni del centro sud Italia che oggi ne sono carenti, nonostante l’umido rappresenta il 30-40% del totale dei rifiuti prodotti, e affiancare con questa tecnologia anche gli impianti di compostaggio aerobici esistenti, per ottimizzare il processo. ».