Le energie rinnovabili vivono un momento straordinario facendo segnare un cambio di passo soprattutto in Italia, sulla scia del PNRR e dei nuovi obiettivi al 2030.
Nonostante il quadro macroeconomico ed energetico complicato, gli investimenti previsti si collocano sui 41 miliardi, con un’impennata della potenza che ha toccato la quota record di 38,9 GW, quasi triplicata rispetto ai 15 GW del 2021. Le operazioni sono 958, più del doppio di quelle rilevate nell’anno precedente. È questa la situazione delineata dall’Irex Annual Report 2023, lo studio di Althesys che dal 2008 monitora il settore delle rinnovabili, analizza le strategie e delinea le tendenze future e che non manca di evidenziare, tuttavia, le perduranti difficoltà autorizzative degli impianti, nonostante i decreti di semplificazione: tre pratiche su quattro sono ancora in standby, su 894 totali, ben 673 risultano ancora in corso. Il report è stato presentato il 10 maggio scorso dall’economista Alessandro Marangoni nel corso dell’evento “Voltare pagina, le rinnovabili oltre la crisi”.
Le tendenze strategiche
Il rapporto evidenzia anzitutto il ritorno della crescita sul mercato domestico: le operazioni si concentrano quasi interamente in Italia, sono il 95% del totale, per 34,8 GW e 34,8 miliardi di euro con appena 17 iniziative all’estero. Tra le possibili cause la complessità del quadro internazionale e le strategie di rifocalizzazione sul mercato nazionale, legate sia ai target 2030 che all’attuazione del PNRR. Nel 2022 la protagonista assoluta tra le tecnologie è stata l’agrivoltaico che con 390 iniziative, 15,8 GW e 12 miliardi arriva a una quota del 41%. Il solare che preserva l’uso agricolo dei terreni toglie il primato al fotovoltaico, che si ferma al 35% con 11,6 GW per 8,3 miliardi. L’eolico onshore vale 184 iniziative, 10,6 GW e 14,2 miliardi di euro. Emergono inoltre anche eolico offshore, 63 progetti rilevati nel 2022 e oltre 50 GW di progetti totali (ma solo uno entrato in funzione), ma soprattutto sistemi di accumulo. Questi ultimi sono la vera new entry del 2022 la cui capacità censita è stata di circa 898 MW, +91% rispetto al 2021. Complessivamente in Italia si contano circa 227 impianti di storage per 1,5 GW e 2,7 GWh, quasi tutti di taglia residenziale. La componente storica dello stoccaggio italiano è composta dai 22 impianti di pompaggio con una potenza massima di circa 7,6 GW in produzione (6,5 GW in pompaggio) e una capacità di 53 GWh, di cui l’84% dai sei impianti maggiori (quattro al Nord e due al Sud).
Tra le tendenze future c’è sicuramente anche quella che fa capo al settore dell’idrogeno verde che ha continuato a porre le basi tecnologiche ed economiche per uno sviluppo della catena del valore. Il panorama italiano al 2022 della filiera dell’idrogeno conta nel complesso 115 iniziative, che coinvolgono oltre 150 player diversi per origine e dimensione. Progetti, studi, accordi di collaborazione, prototipi e test sono indirizzati per il 47% agli usi finali, il 32% alla produzione. Il resto si divide tra iniziative integrate sulla filiera e Hydrogen Valley (9%), elettrolizzatori/altre tecnologie produttive (7%) e trasporto/stoccaggio (5%).
I numeri delle autorizzazioni
Sembra non essere migliorata, invece, la questione autorizzativa, nonostante le ultime misure di semplificazione. Resta sostanzialmente uguale il divario tra impianti autorizzati e da autorizzare: a fronte di 894 nuovi impianti/progetti censiti nel 2022, ben 673 (75%) sono ancora in corso di autorizzazione.
La roadmap verso la transizione e la riforma del mercato elettrico
In questo quadro, i progressi da compiere per la decarbonizzazione entro il 2030 sono significativi e richiederanno una roadmap stringente che preveda obiettivi su efficienza, rinnovabili e flessibilità. Il sistema elettrico italiano sarà adeguato al 2030 nonostante le dismissioni di parte degli impianti termoelettrici, ma oltre allo sviluppo di rinnovabili, reti e accumuli, serve anche il capacity market, la stabilità delle importazioni e un miglioramento della disponibilità degli impianti termoelettrici. Rinnovabili e accumuli sono oggi ancora a metà del guado, mentre il phase-out del carbone al 2025 (rallentato a causa della crisi del gas) sarebbe economicamente, oltre che ambientalmente vantaggioso.
La proposta UE di riforma del mercato elettrico punta a sviluppare i mercati a termine, i PPA e i Contract for Difference per spingere la transizione energetica. In Italia il TIDE introdurrà diverse novità, con nuove modalità di aggregazione delle unità di produzione e di consumo e nuove forme di condivisione dell’energia, che rimodelleranno il profilo del settore elettrico.