Consegnati i premi “Top Utility”, la migliore in Italia è A2A

Crescono gli investimenti delle maggiori utility italiane (+25,6% nel 2017 rispetto all’anno precedente), ma aumenta anche l’attenzione alla sostenibilità, ritenuta sempre più strategica nella creazione di valore, al pari della ricerca e dell’innovazione, conseguita grazie a collaborazioni con start-up in grado di fornire nuove idee e soluzioni a un settore che deve affrontare la rivoluzione digitale.

Sono alcune delle indicazioni principali della settima edizione del rapporto Top Utility Analysis presentato il 21 febbraio, che ha come di consueto analizzato economics, attività e servizi erogati dalle maggiori 100 utility pubbliche e private italiane attive nei settori gas, luce, acqua e rifiuti.

Le eccellenze dei servizi pubblici locali
Assegnati anche i premi alle eccellenze italiane del settore. La migliore in assoluto è A2A (in finale con Acque SpA, Aimag, Gruppo Cap e Smat); prima per Sostenibilità è invece Acque SpA (finalista con Brianzacque, Gruppo Cap, Estra e Nuove Acque); per la Comunicazione si è distinta Hera (con A2A, Aimag, Gruppo Cap, Etra), per RSE Ricerca e Innovazione Gruppo Cap (con Acquedotto Pugliese, Iren, Hera, Smat). Nella categoria Consumatori e Territorio la migliore è stata Aimag (con Acea, Aset, Nuove Acque, Smat) e, infine, Estra si è distinta nella categoria Crif Performance Operative (con A2A, CVA, Contarina, Savno).

“L’analisi evidenzia la centralità del settore dei servizi di pubblica utilità per l’intero sistema Paese – commenta l’economista Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys e coordinatore del gruppo di ricerca Top Utility. – L’enorme sforzo prodotto dalle imprese sul fronte dell’efficienza e delle tecnologie per migliorare infrastrutture, impianti e reti, evidenziato dal dato sugli investimenti, specie quello del settore idrico, testimonia l’evidente volontà delle imprese di scommettere sul futuro, oggi messo in discussione dalla proposta di legge sull’acqua, che potrebbe cancellare investimenti ed eccellenze.”

 

La carta d’identità del settore
Le 100 maggiori utility operanti in Italia nei settori dell’energia elettrica, del gas, del servizio idrico integrato e della raccolta dei rifiuti urbani hanno generato nel 2017 un valore della produzione aggregato prossimo ai 112 miliardi di euro, pari al 6,5% del PIL italiano. Continua il fenomeno delle concentrazioni; tuttavia, le grandi imprese sono in numero limitato, dato che solo il 12% supera il miliardo di euro di ricavi, mentre sono assai numerose le medio-piccole dalla forte vocazione territoriale: il 53% ha ricavi inferiori ai 100 milioni. Il 67% delle aziende è a totale capitale pubblico, mentre il 20% è misto e il 9% è quotato in Borsa e solo il 4% privato. Nell’idrico, oggetto del progetto di legge cosiddetto “acqua pubblica”, il cui iter è in corso in Commissione Ambiente, non ci sono aziende private.Queste 100 aziende rappresentano, nel loro insieme, una parte consistente dei mercati di riferimento. Coprono infatti il 50,6% dell’energia elettrica generata in Italia e il 70,2% delle vendite finali, ovvero il 42,6% dei volumi di gas distribuiti e il 65,6% di quelli venduti (dati Arera), il 70,2% dell’acqua distribuita e il 43% dei rifiuti urbani raccolti.

Gli investimenti
È soprattutto la voce degli investimenti in impianti, reti ed attrezzature quella che nel 2017 è cresciuta maggiormente, salendo a 5,7 miliardi di euro contro i 4,5 miliardi del 2016. È un balzo, a perimetro omogeneo, del 25,6% rispetto all’anno precedente. Tale valore rappresenta l’1,9% degli investimenti fissi lordi in Italia nel 2017 e lo 0,3% del PIL nazionale. A investire sono in netta prevalenza le aziende elettriche: circa 2,6 miliardi di euro, pari al 45,8% del totale (+32% sul 2016), mentre le multiutility hanno sfiorato i 2 miliardi (+20,9% sul 2016). Da segnalare i 916 milioni di euro di investimenti delle imprese del sistema idrico (+21,1% sul 2016), che testimoniano gli sforzi in atto per migliorare la qualità delle reti. L’investimento medio per abitante è di 37,1 euro, il 40% in più del valore dell’anno precedente (26,2 euro). Per le sole multiutility attive nel servizio idrico questo dato aumenta ulteriormente, toccando i 47,6 euro per abitante. Gli investimenti pro capite nel waste management ammontano, invece, a 9,4 euro/abitante per le monoutility, di fronte ai 19,4 delle multiutility attive nel medesimo settore.

I prezzi del mercato elettrico penalizzano le aziende
Dallo studio emerge un calo dei ricavi delle Top 100 dovuto principalmente alle difficoltà incontrate dalle imprese del settore elettrico (fatturato sceso del 5% rispetto al 2016), penalizzate dalla flessione dei prezzi e della domanda. Di segno opposto le monoutility del gas che, dopo il forte calo rilevato nella precedente edizione, nel 2017 hanno segnato un aumento del fatturato del 12,2%. Le multiutility hanno incrementato il valore della produzione del 6,2%, seguite dalle monoutility del sistema idrico (+5%) e dei rifiuti (+4%).

La sostenibilità sempre più strategica
La sostenibilità è sempre più al centro delle attività delle top utility italiane. Nel 2017 sono state 51 le aziende che hanno redatto il rapporto di sostenibilità, quattordici in più rispetto all’anno precedente e diciassette rispetto al 2015. Solo 31 erano però tra quelle tenute a farlo, mentre per le altre 20 è stata una libera scelta. Anche le certificazioni crescono, sia per quanto riguarda quelle di prodotto, sia per quelle ambientali, di efficienza energetica e di sicurezza sul lavoro.

Il servizio non migliora, ma calano i reclami
Tra tanti dati lusinghieri ce n’è anche qualcuno in controtendenza oltre a diversi indicatori in diminuzione. Prosegue, ad esempio, il calo dell’indice medio di soddisfazione dei clienti, sceso a 80,4 dall’ 81,8 della sesta edizione del report, un fenomeno già mostrato anche l’anno passato. Alcuni indicatori segnano un peggioramento, come i tempi medi di rettifica della fatturazione (che sono saliti a 33,1 giorni dai 19,2 precedenti) e la qualità del servizio call center. Altri indici, come i tempi di risposta ai reclami o di attesa agli sportelli, si mantengono in linea con gli anni scorsi. Scendono, invece, i reclami dei clienti, la cui incidenza passa da 1,2% a 0,7%.

Tecnologie e start-up
Innovazione e ricerca stanno diventando, come per tutte le imprese, fattori sempre più strategici nei piani industriali delle utility. La tendenza, soprattutto da parte delle aziende più grandi, è lo sviluppo di approcci cooperativi e di open innovation attraverso collaborazioni con start-up innovative. Prosegue l’impegno sul fronte della digitalizzazione. Le imprese paiono ormai coscienti della rivoluzione apportata da IoT, Big Data Analytics, smart technologies; il 74,4% delle aziende possiede sistemi già operativi o in fase di realizzazione per la raccolta e gestione dei dati di impianti, infrastrutture e forza lavoro mediante strumenti ICT, mentre il 32,6% ha dichiarato di avere dei progetti in fase di studio.

http://www.toputility.it/