Via libera delle Commissioni riunite Ambiente e Giustizia del Senato al disegno di legge sugli ecoreati, provvedimento che introduce nel nostro codice penale i reati ambientali. Il provvedimento licenziato è stato migliorato rispetto a quello approvato dalla Camera il 26 febbraio 2014, apportando diverse modifiche per renderlo ancor più incisivo.
Mentre nella proposta di legge sono cambiate le definizioni di inquinamento e disastro ambientale per evitare il rischio di “abolitio criminis”, le pene previste non sono state modificate: da 2 a 6 anni e da 10mila a 100mila euro per inquinamento ambientale; e da 5 a 15 anni per disastro ambientale. Tra le novità anche l’inserimento di alcune aggravanti per l’inquinamento ambientale: nel caso in cui dal reato dovessero derivare dalle lesioni personali fino alla morte di una o più persone le pene comminnate potranno triplicare fino ad un massimo di 20 anni.
Rispetto al testo uscito dalla Camera è stata aumentata anche la riduzione di pena prevista per i reati di inquinamento e disastro ambientale se questi sono commessi per colpa – anziché per dolo -, passata da una diminuzione da un terzo alla metà a una diminuzione da un terzo a due terzi.
“Proporremo ancora alcuni aggiustamenti in Aula ai senatori, ma siamo consapevoli che già con questa formulazione avremmo finalmente nel nostro ordinamento quattro nuovi delitti ambientali nel codice penale in grado di scongiurare i casi di impunità che hanno purtroppo funestato la cronaca giudiziaria degli ultimi decenni. Ora si proceda con urgenza alla sua approvazione a Palazzo Madama e per questo chiediamo al Presidente del Senato e alla conferenza dei capigruppo di calendarizzare in aula il testo, subito dopo l’elezione del Presidente della Repubblica. Il Paese non può più attendere” commenta Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente.
“Con l’inserimento nel codice penale dei delitti ambientali, in primis quelli di inquinamento e disastro, – aggiunge la Muroni – sarà possibile aiutare magistratura e forze dell’ordine ad assicurare alla giustizia i colpevoli ed evitare che nel nostro Paese si ripetano altri disastri e crimini ambientali com’è già successo nella Terra dei fuochi, nella Valle del Sacco, a Taranto, a Porto Marghera, a Bussi, a Casale Monferrato. E che non vi siano più casi di “giustizia negata.”
Legambiente, insieme a Libera e alle altre 23 associazioni che hanno sottoscritto l’appello “In nome del popolo inquinato”, continuerà a vigilare per evitare stravolgimenti del testo in Aula e per chiedere al Senato di concordare le poche modifiche da apportare con i gruppi parlamentari della Camera, in modo che l’ulteriore passaggio a Montecitorio sia quello definitivo. Alla Camera si dovrà prevedere anche la sede deliberante in Commissione per accorciare i tempi, evitando il passaggio in Aula.