Lo scorso gennaio, con Atto di segnalazione n.1/2015 relativo alla disciplina delle verifiche antimafia mediante White List, l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) ha espresso alcune osservazioni in merito alla disciplina delle verifiche antimafia da effettuarsi obbligatoriamente mediante la consultazione, anche in via telematica, di un apposito elenco di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa (White List), secondo quanto disposto dall’art. 1, comma 52 della legge 6 novembre 2012, n. 190 (legge anticorruzione), come sostituito dall’art. 29, comma 1, del d.l. 90/2014.
Al riguardo è emersa, infatti, la necessità di un chiarimento del quadro normativo di riferimento che da una parte impone come obbligatorio l’utilizzo del citato elenco ma, dall’altra, non prevede in modo chiaro ed esplicito un corrispondente obbligo per le imprese e gli operatori economici di iscriversi nel medesimo, disciplinando la citata iscrizione in termini volontari (art. 2, comma 2 del d.p.c.m. 18 aprile 2013).
Tra le attività interessate ci sono anche il trasporto di materiali a discarica per conto di terzi e il trasporto, anche transfrontaliero, e smaltimento di rifiuti per conto di terzi. A questo proposito l’Autorità ritiene in conclusione che, “tenuto conto dell’intenzione del legislatore e della necessità di rendere il quadro di sistema coerente con l’obiettivo di introdurre l’obbligo di iscrizione negli elenchi detenuti dalle prefetture, per le imprese che svolgono le attività maggiormente esposte a rischio di infiltrazione mafiosa, sarebbe opportuno valutare di modificare il d.p.c.m. 18 aprile 2013, nel senso di prevedere espressamente l’obbligatorietà dell’iscrizione negli elenchi, in attuazione della novella normativa introdotta dal combinato disposto dei commi 1 e 2, art. 29, d.l. 90/2014, convertito con modificazioni dalla legge n. 114/2014, salvo ogni altra modifica dello stesso comma 52, art. 1, l.190/2012 nel senso di esplicitare l’obbligo di iscrizione nei citati elenchi” per le imprese che svolgono attività a rischio infiltrazione. Secondo l’Anac, in pratica, per attività ad alto rischio di infiltrazione mafiosa sarebbe opportuno che la legge disponesse esplicitamente l’obbligatorietà di iscrizione alla White List.