A fronte di un calo della produzione dei rifuti, cresce invece la Tari per la quale si è speso il 55% in più, una lievitazione di 3 miliardi di euro in cinque anni. A denunciarlo è Confcommercio che ha stipulato un rapporto sulla tassa rifiuti evidenziando divari enormi non solo dal punto di vista territoriale ma anche di settore: i ristoranti hanno visto aumentare i costi quasi del 500%, ortofrutta, pizzerie e discoteche hanno superato addirittura il 600%.
La colpa dell’aumento va ricercato soprattutto nell’inefficienza dei Comuni che – tuona l’associazione dei commercianti – nel 2015 ha prodotto un mancato risparmio di 1,3 miliardi di euro. La spiegazione sta nel fatto che il 62% dei Comuni abbia speso per la gestione dei rifiuti più del proprio fabbisogno, peraltro offrendo livelli di servizio e prestazioni inferiori.
Il capoluogo più virtuoso è Fermo che vanta per la gestione dei rifiuti una spesa per abitante di 86 euro e circa il 52% di risparmi, mentre la più cara è Brindisi, che ha speso nell’ultimo anno 308 euro a cittadino, con uno scostamento del 97,54% dal fabbisogno standard.