SISTEMA RAEE: COSA NE PENSANO i Produttori di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche

Qual è il punto di vista dei Produttori di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche in relazione al sistema italiano di gestione dei RAEE?
A dare una risposta a questo interrogativo ci ha pensato un’approfondita indagine presentata il 18 febbraio, condotta dall’Istituto di Ricerca IPSOS e commissionata da Ecodom, il più importante Consorzio operante in Italia nella gestione dei Rifiuti Elettrici ed Elettronici.

L’indagine, partita a settembre 2015, si è articolata in due fasi: la prima, di carattere qualitativo, ha consentito – attraverso approfonditi colloqui one to one con i Produttori aderenti ai principali Sistemi Collettivi italiani – di mettere a fuoco i più importanti temi della ricerca. Nella seconda fase, quantitativa, sono state coinvolte 600 imprese produttrici di AEE, pari al 16% delle aziende iscritte al Registro AEE: un campione particolarmente vasto e rappresentativo, che ha permesso di delineare una chiara fotografia delle opinioni e percezioni dei Produttori di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche in merito al sistema RAEE in Italia.

SISTEMA RAEE: PRODUTTORI ANCORA POCO INFORMATI, MA “POSITIVI” SULL’ARGOMENTO…
Il primo dato emerso dall’indagine Ecodom–Ipsos è che nell’ 87% delle aziende intervistate esiste una figura o un ufficio preposto alla gestione dei RAEE: questo ruolo scaturisce, il più delle volte, da una specifica richiesta dell’azienda (82% dei casi) e rientra prevalentemente in ambito amministrativo/commerciale (42%) o interessa il board aziendale (21%), mentre ancora poco sviluppata risulta la figura dell’Environmental Manager (3% dei casi). Il Sistema Collettivo di appartenenza è riconosciuto, inoltre, come il principale punto di riferimento per la formazione di questi professionisti (51% delle risposte).

Ciò nonostante, i dati attestano che circa 1 intervistato su 4 si dichiara disinformato sul sistema RAEE in Italia (28% del campione). Indipendentemente dal livello di informazione manifestato, si riscontra però una sostanziale positività dei Produttori rispetto ai cambiamenti avvenuti in tema di RAEE domestici negli ultimi 5 anni.

Le maggiori criticità riscontrate dai detrattori del sistema RAEE sembrano sottolineare la “complessità” del sistema, con due nodi principali: la mancata consapevolezza da parte dei consumatori di pagare un ecocontributo, al momento dell’acquisto di una nuova apparecchiatura per finanziare la gestione dei RAEE; le insufficienti garanzie di qualità ambientale da parte di alcuni operatori che si occupano del trattamento dei RAEE.

Nel complesso, per i Produttori di AEE, la valutazione del sistema di gestione dei RAEE domestici in Italia rimane comunque sufficiente: 6,1 è il voto medio assegnato dagli intervistati. Tuttavia, nel confronto con gli altri Paesi dell’UE, l’Italia risulta essere “in ritardo” per quasi la metà degli intervistati (42%).

IL CANALE “PARALLELO” DEI RAEE
L’indagine Ecodom-Ipsos ha cercato di indagare anche sul cosiddetto “disperso” (ossia, il flusso di RAEE non intercettato dai Sistemi Collettivi istituiti dai Produttori di AEE e del quale, quindi, non si ha certezza che sia sottoposto a un trattamento ambientalmente corretto): la valutazione media degli intervistati è che il peso del sommerso sia pari al 44% del totale dei RAEE raccolti in Italia: una percezione, purtroppo, molto distante dalla realtà; secodo i dati della ricerca CWIT, recentemente presentata dal WEEE Forum, infatti, i flussi di RAEE “dispersi” rappresentano oltre il 70% del totale.

Infine, nell’opinione dei Produttori, ad alimentare il “flusso parallelo” dei RAEE sarebbero innanzi tutto gli utilizzatori finali, ignari dei rischi dello scorretto smaltimento (52%), seguiti da enti locali e distributori, responsabili di cedere i RAEE raccolti al miglior offerente, senza essere in grado di valutarne l’effettiva capacità di gestirli in modo corretto (26%) e dalle amministrazioni pubbliche, responsabili di rilasciare le autorizzazioni al trattamento dei RAEE in modo piuttosto superficiale (22%).

D. LGS. 49/2014
Sui contenuti del D.Lgs. 49/2014 (che recepisce la Direttiva comunitaria del 2012 sul trattamento dei RAEE), i Produttori ammettono la propria ignoranza: solo il 27% del campione dichiara di conoscere abbastanza o molto bene il testo del Decreto e solo il 12% ha partecipato a convegni, workshop o attività informative sui contenuti del nuovo Decreto. Tra coloro che conoscono i contenuti del D.Lgs. 49/2014, il 70% esprime una valutazione abbastanza o molto positiva, seppur con margini di migliorabilità.

L’intero campione ha invece espresso un particolare apprezzamento per il modello “all actors”: si tratta di una delle principali innovazioni introdotte dal D.Lgs. 49/2014, secondo cui i soggetti che effettuano la raccolta (enti locali e distributori) possono “cedere” i RAEE – oltre che ai Sistemi Collettivi – anche ad operatori privati, purché in possesso di regolare autorizzazione al loro trattamento. La principale motivazione addotta dai sostenitori del modello “all actors” (50%) è la possibilità di emersione del sommerso.

Più articolate, viceversa, le ragioni del “no”: in primo luogo, emerge la possibile carenza professionale degli operatori che si occupano del trattamento dei RAEE (54%); a seguire, la mancata tempestività ed efficacia dei controlli (30%); infine, il potenziale aumento del sommerso, causato proprio dall’incremento degli attori della filiera, che potrebbe generare problemi per la tracciabilità dei RAEE (22%).

I MUST HAVE DI UN CONSORZIO
Dall’indagine è emerso, infine, che tutti i Produttori di elettrodomestici, per aderire ad un Sistema Collettivo, reputano imprescindibili alcuni elementi, quali: la specializzazione e competenza professionale di chi ci lavora; le garanzie fornite rispetto al corretto trattamento dei RAEE; la trasparenza nella politica dei prezzi; la coerenza dell’operato con la propria mission.

Nella scelta del Sistema Collettivo a cui aderire, i Produttori di AEE valutano anche l’aspetto dei costi, in particolare la quota associativa (ritenuta l’elemento di costo più importante dal 28,4% del campione) e l’entità dell’ecocontributo (24,6%); seguono i driver di attribuzione dei costi (17,5%), le modalità di pagamento (15,3%) e la puntualità nella fatturazione (14,4%).

Fonte: Ufficio stampa INC – Istituto Nazionale per la Comunicazione