Un nuovo processo biotecnologico, sviluppato dal progetto BIOCLEAN finanziato dall’Unione europea, potrebbe attenuare gli effetti dell’inquinamento da plastica in ambienti sensibili grazie all’utilizzo di batteri “spazzini”.
L’iniziativa è stata portata avanti da un consorzio di 19 membri a cui è spettato il compito di trovare una soluzione in grado di rivelarsi utile sia per i produttori che per chi si occupa oggi di riciclo e recupero sposando a pieno la filosofia dell’economia circolare dove i materiali vengono valorizzati e riutilizzati. Il progetto ha avuto inizio con l’isolamento e la selezione di microbi prelevati da rifiuti plastici provenienti da siti marini ad alta percentuale di rifiuti plastici, discariche, strutture per il compostaggio, impianti di trattamento anaerobico dei rifiuti e siti industriali inquinati. I ricercatori hanno quindi valutato i batteri e i funghi evidenziando quelli più efficienti dal punto di vista della degradazione e detossificazione dei rifiuti plastici. E’ stato quindi prodotto un elenco di organismi aerobi e anaerobi “adeguati” al compito, combinati con dei pretrattamenti chimici e fisici e testati su un’ampia gamma di plastiche.
Il processo è stato portato su scala industriale nella struttura comunale di compostaggio di Chania, a Creta, dove ha dimostrato la sua capacità di migliorare la naturale biodegradazione della plastica nel compostaggio dei rifiuti organici.