La pandemia ha avuto un impatto importante anche sugli andamenti di produzione, raccolta e gestione dei rifiuti urbani, non risparmiando la filiera dei rifiuti organici. A ribadirlo è il CIC – Consorzio Italiano Compostatori che – a partire dal Rapporto Rifiuti Edizione 2021 dell’ISPRA – ha elaborato e analizzato i dati 2020 per raccontare l’andamento della raccolta del rifiuto organico in Italia.
Emerge in primis come il dato generale della produzione di rifiuti urbani, pari a 28.945.000 tonnellate, sia il più basso mai registrato in Italia da quando esiste una contabilità sui rifiuti. Ad un’analisi superficiale si potrebbe pensare che la diminuzione sia imputabile alle restrizioni da pandemia. Invece il dato su cui riflettere è un altro, ovvero la diminuzione della popolazione residente di quasi 384.000 unità. La diminuzione contemporanea sia del rifiuto generato che della popolazione genera un rapporto di 488,5 kg/abitante che non rappresenta un record in termini di produzione pro-capite ma è in linea con quanto registrato nel 2017, e comunque superiore al triennio 2013-2015.
Nonostante il periodo difficile e le regole eccezionali imposte dall’emergenza, gli italiani si sono comunque dimostrati virtuosi nella raccolta differenziata che, rispetto ai rifiuti urbani prodotti, è salita nel 2020 al 63%, a fronte del 61,3% del 2019. Tuttavia, stante la riduzione della produzione di rifiuti, anche il quantitativo di rifiuti differenziati è sceso di circa 150 mila tonnellate.
A colpire, in particolar modo, è la diversa composizione della differenziata: frazioni come plastica, ingombranti a recupero e metalli hanno mostrato un incremento complessivo di quasi 123 mila tonnellate. Per quanto riguarda l’organico, invece, se negli ultimi 10 anni la crescita media del rifiuto organico differenziato era stata del 7% all’anno, nel 2020 si è verificata una riduzione complessiva della raccolta differenziata rispetto all’anno precedente di circa 125 mila tonnellate, cioè poco meno del 2% delle 7,3 milioni di tonnellate raccolte nel 2019.
La maggior parte del calo di intercettazione è imputabile alla frazione verde (87 mila tonnellate), mentre la frazione umida è calata di sole 38 mila tonnellate. ”Da diversi anni la raccolta differenziata di sfalci e potature langue in Italia, complice una norma nazionale disallineata con le politiche ambientali comunitarie, corretta solo a settembre del 2020”, spiega Massimo Centemero, Direttore del CIC. A questo si aggiunge la considerazione connessa al periodo pandemico in cui, soprattutto nella stagione primaverile, i centri di raccolta comunale hanno impedito o limitato l’accesso agli utenti, e l’attività di manutenzione del verde pubblico e privato ha segnato un certo rallentamento. Per quanto riguarda invece la frazione umida, l’intercettazione pro-capite risulta sostanzialmente invariata, collocandosi intorno a 88,3 kg/abitante. “Nessun miglioramento, ma nemmeno un peggioramento, di fatto”.
L’analisi del CIC mostra infine un’Italia divisa in due: nei comuni di piccole e medie dimensioni – in particolare in quelli di popolazione inferiore a 1.000 abitanti e in quelli tra i 5 e 10 mila abitanti – l’intercettazione del rifiuto organico tra il 2019 e il 2020 è aumentata tra 1 e 8 kg/abitante; in valore assoluto, inoltre, la raccolta è aumentata di oltre 62 mila tonnellate nei comuni con meno di 100 mila abitanti. A controbilanciare la crescita, vi è il calo di oltre 100 mila tonnellate nei grandi comuni. “La spaccatura – commenta il direttore del CIC – non riflette comportamenti più virtuosi nei piccoli comuni rispetto a quelli attuati nei grandi, ma è piuttosto l’esito dell’arresto del pendolarismo verso le grandi città, dove per mesi non si sono consumati pasti nelle mense aziendali, nei bar e nei ristoranti, la drastica riduzione del turismo straniero e la concomitante crescita della popolazione effettivamente residente nei piccoli comuni satellite”.