Appena annunciato e già nella bufera: il nuovo schema di Regolamento per la determinazione della tariffa rifiuti elaborato dal Ministero dell’Ambiente per sostituire entro fine anno il “vecchio” Dpr 158/99 (come previsto dalla legge 147/13 e successivamente dal recente collegato ambientale 221/15), prevede due criteri alternativi per l’articolazione della tariffa: la tariffazione puntuale, cioè l’utente paga esattamente per quanto conferisce, o la tariffazione presuntiva, con una serie di correttivi che rendano coerente quanto pagato con il servizio effettivamente prestato.
Al di là di questa prima alternativa, però, la questione si fa ancora più seria quando si passa alla disamina dei presupposti del tributo alla luce del fatto che, stanti così le cose, la nuova entrata sembra essere di tipo patrimoniale e non tributario. La norma delegante, però, si trova all’interno della Tari, che in quanto tributo non può supportare un’entrata di carattere patrimoniale. Il che mette a rischio gli incassi, in mancanza di una precisa disposizione normativa.