Poteva andare meglio. La XXIII edizione (2016) del rapporto “Ecosistema Urbano”, messo a punto da Legambiente in collaborazione con l’istituto di ricerca Ambiente Italia e con la collaborazione editoriale del Sole 24 ore, fotografa rispetto al 2015 una situazione di “diffusa staticità”. È questa la diagnosi dello stato di salute delle città italiane sulla base dei parametri considerati dalla ricerca, basati perlopiù sullo scorso anno: 17 parametri divisi nelle macroaree Aria, Acqua, Rifiuti, Energie rinnovabili e Mobilità, che misurano la qualità ambientale dei centri urbani e, insieme, le ecoperformance delle pubbliche amministrazioni (alla fine si ottiene un dato sintetico espresso in percentuale). Un sostanziale immobilismo che non si registra solo considerando i dati attuali confrontati con quelli dell’anno precedente, ma che si conferma anche valutando un periodo più lungo, vale a dire i cinque anni della durata del mandato di un sindaco. L’identikit delle città “prime della classe”: centri urbani non grandi, a misura d’uomo, collocati perlopiù a nord, con le sole eccezioni di Macerata (primissima con il 76,48%) e Oristano nella “top ten”. Ecco le prime 10, tra cui troviamo sette capoluoghi al di sotto degli 80mila abitanti (Macerata, Verbania, Mantova, Belluno, Oristano, Cuneo, Savona), tre centri di medie dimensioni (Trento, Bolzano e Parma) e nessuna metropoli. Maglia nera a Frosinone e a quattro città del Sud: Palermo, Siracusa, Caserta, Vibo Valentia, che chiude la graduatoria con il 29,16%. Non brillano le grandi città: Milano è al 75° posto con 47,26% (ma era 51esima nel 2015), mentre Napoli all’82° (43,56) e Rioma all’85° (42,74). Scivolone per Torino, precipitata al 93° posto con il 39,33%.
Link Rapporto Ecosistema Urbano 2016