Crescenti pressioni sociali, politiche e di mercato sui leader aziendali hanno spinto per andare oltre la semplice creazione di valore a breve termine per gli azionisti. Il contributo alla base di questo cambio di mentalità va dal riconoscimento dell’urgenza di tutelare l’ambiente, alla sfiducia nelle grandi aziende dopo la crisi finanziaria, passando per l’attenzione posta sull’uguaglianza e sul giusto trattamento di consumatori e lavoratori e su un nuovo atteggiamento verso il lavoro. Ma passa anche attraverso gli impegni a livello internazionale per combattere i cambiamenti climatici. La ripresa dall’emergenza sanitaria da Covid-19 sta facendo il resto.
Tutti elementi che – viene spiegato nello studio “Purpose aziendale: il ruolo delle utility in Italia” messo a punto da Oxera in collaborazione con Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua, energia e ambiente) – per le imprese concorrono a riflettere su “come un’azienda realizza i suoi profitti piuttosto che su come vengono spesi”.
La convinzione è che “per essere redditizia a lungo termine un’azienda deve mantenere e migliorare le sue varie fonti di capitale. Una gestione efficace dei diversi capitali può tradursi in una maggior creazione di valore, in una migliore gestione del rischio, in un miglior processo decisionale, in un maggior coinvolgimento degli stakeholder e in una comunicazione molto più efficace”. Un esempio – si osserva nello studio – è che “i consumatori si allontanano sempre di più dai marchi associati alle aziende che hanno una cattiva reputazione ambientale”, mentre è dimostrato che “le imprese che impiegano una forza lavoro più diversificata, migliorano il loro capitale umano e hanno più profitti. I dipendenti vogliono lavorare e restare nelle aziende più in linea con la sostenibilità sociale e ambientale”.
Così come è provato che “le imprese che adottano il reporting Esg o Ir hanno ritorni più alti sugli investimenti, per quanto queste analisi siano anche oggetto di critiche. Gli investitori sono altamente consapevoli di queste tendenze”. Infatti “la sfida più grande è capire l’impatto che l’azienda sta avendo sul mondo in generale, e non solamente sul valore per gli azionisti”.
Un modo per capire se ci si sta muovendo nella giusta direzione è Ia struttura dei sei capitali: per sopravvivere nel lungo periodo, le aziende devono mantenere non solo il loro capitale fisico e finanziario, ma anche il loro capitale naturale, umano, sociale, materiale e intellettuale. In particolare per le utility emerge “un messaggio chiave che è la natura stessa delle attività svolte – quella di fornire servizi essenziali per il benessere della società e dell’ambiente – cosa che implica come il purpose sia sotto molti aspetti parte del Dna di queste aziende”.
“Le utility – spiega la presidente di Utilitalia, Michaela Castelli – stanno giocando un ruolo di primo piano per la ripartenza e la crescita sostenibile del Paese, mettendo in campo investimenti in settori fondamentali per la qualità della vita dei cittadini. Questo studio dimostra come e quanto le imprese dei servizi pubblici, per loro natura, abbiano un purpose. Ma la sua esplicitazione ha il pregio di cristallizzare una serie di azioni messe in campo negli ultimi anni in un framework diverso, in grado di identificare le aziende stesse nel concetto di scopo di impresa ed essere ancora più efficaci nel perseguirlo. Contribuire alla crescita sostenibile del Paese a partire dai propri stakehoder, è oggi l’unico modo duraturo per essere impresa di successo. Stabilire chiaramente il proprio purpose e misurarne i risultati è ciò che ci permetterà di fare il salto necessario per stare al passo con i tempi”.