Non conosce tregua il lavoro degli eco-criminali. Crescono nel 2019 le illegalità ambientali: 34.648 reati accertati, una media di 4 ogni ora. Un incremento del +23.1% rispetto al 2018 e un giro d’affari da capogiro
Il “virus” dell’ecomafia non si arresta né conosce crisi e nel 2019 i reati contro l’ambiente sono aumentati: 34.648 quelli accertati, alla media di 4 ogni ora, con un incremento del +23.1% rispetto al 2018. Gli ecocriminali sono attivi in tutte le filiere: dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili e alla distorsione dell’economia circolare.
Da capogiro il business potenziale complessivo dell’ecomafia, stimato in 19,9 mld di euro per il solo 2019, e che dal 1995 a oggi ha toccato quota 419,2 mld. A spartirsi la torta, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi, sono stati 371 clan (3 in più rispetto all’anno prima).
“Il Rapporto Ecomafia 2020. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia” rivela un quadro preoccupante sulle illegalità ambientali e sul ruolo che ricoprono le organizzazioni criminali, anche al Centro-Nord. Realizzato da Legambiente, con il sostegno di Cobat e Novamont, ha analizzato i dati frutto dell’intensa attività svolta da forze dell’ordine, Capitanerie di porto, magistratura, insieme al lavoro del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, nato dalla sinergia tra Ispra e Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, e dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.
Al volume, edito da Edizione Ambiente, hanno collaborato giornalisti e ricercatori, come Rosy Battaglia, Fabrizio Feo, Toni Mira e Marco Omizzolo. Il Rapporto Ecomafia 2020 si può acquistare nelle migliori librerie o direttamente sul sito http://shop.edizioniambiente.it
Il lavoro di ricerca, analisi e denuncia è stato dedicato quest’anno al consigliere comunale Mimmo Beneventano, ucciso dalla camorra il 7 novembre del 1980, antesignano delle battaglie di Legambiente contro l’assalto speculativo e criminale a quello che è oggi il Parco nazionale del Vesuvio; e a Natale De Grazia, il capitano di corvetta della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria scomparso 25 anni fa, il 12 dicembre del 1995, mentre indagava sugli affondamenti delle cosiddette navi “dei veleni” nel mar Tirreno e nel mar Ionio. Una vicenda ancora oscura su cui Legambiente chiede con forza che si faccia piena luce.
Anteprima dei numeri e le storie raccontati nel Rapporto Ecomafia 2020 qui
Per approfondimenti sulle attività della criminalità ambientale in Italia: www.noecomafia.it