IL PROGETTO DI RICONVERSIONE GREEN DELL’AREA EX FIAT DI TERMINI IMERESE
È stato presentato oggi in un webinar di Ecomondo Digital Edition (piattaforma raggiungibile dal sito ecomondo.com previa registrazione) il progetto S.U.D., Smart Utility District, pensato per riconvertire l’area ex Fiat di Termini Imerese (Palermo) in un sito di circular economy, green e ad alta innovazione tecnologica, con investimenti per 200 milioni di euro. “Siamo convinti – ha detto nel suo saluto l’amministratore delegato di IEG, Corrado Peraboni – che il nostro ruolo sia soprattutto quello di affiancare le imprese nell’individuare una prospettiva di sviluppo e crescita per il futuro. Il caso di cui si parla oggi va proprio lungo questa traiettoria. Una vera e propria testimonianza della strada da percorrere, un caso concreto di green deal italiano”.
PER I NOSTRI MARI UNA CRESCITA SOSTENIBILE E CIRCOLARE
Le iniziative per promuovere una blue economy sostenibile e circolare, in particolare nel Bacino del Mediterraneo, sono in pieno fermento. Dalla trasformazione delle macro alghe invasive atlantiche in pellicole edibili per il congelamento del salmone al recupero e riciclo delle reti fantasma per la produzione di cordami lunghi tipicamente utilizzati nella coltura di mitili, dalla riduzione della corrosione su piattaforme off-shore e scambiatori di calore alle termoplastiche di nuova generazione per aumentare il ciclo di vita delle pale eoliche. E per il recupero e il riuso dei rifiuti plastici depositati sul fondo marino, un impianto di pirolisi mobile che li trasforma in combustibile, alimentato dalla raccolta dei pescatori locali.
RETE D’IMPRESA E SIMBIOSI INDUSTRIALE A DIFESA DELL’AMBIENTE
«La simbiosi industriale richiede ancora molto lavoro», afferma Marco Conte, Vicesegretario Generale dell’area economia circolare e ambiente di Unioncamere. La simbiosi industriale riduce la produzione di rifiuti e massimizza l’impiego efficiente dei materiali di recupero, ma per i sottoprodotti non è ancora il momento della notorietà sul mercato. È il quadro emerso al workshop dedicato alla simbiosi industriale, in collaborazione con il Symbiosis Users Network, svoltosi oggi a Ecomondo Digital Edition, in corso sino al 15 novembre online con oltre 140 eventi in streaming. Il punto cruciale condiviso da stakeholder e ricercatori è la necessità di implementare la rete d’incontro tra le aziende, ancora molto di nicchia.
GLI AGRICOLTORI CI SALVERANNO DAL CLIMATE CHANGE
Senza suolo sano non ci sarebbe cibo e aumenterebbero inondazioni, siccità e carbonio in atmosfera. A Ecomondo Digital Edition, oggi spazio al workshop “La cura del suolo è la cura della vita e la co-creazione di un Green Deal europeo basato sulla natura”, curato del Comitato Tecnico Scientifico della manifestazione, diretto dal professor Fabio Fava, in collaborazione con il Mission Board for Soil health and food della Commissione Europea. «Per adattarsi agli obiettivi previsti dall’Unione Europea è necessario ristabilire il 50% dei suoli degradati, incrementare la concentrazione di carbonio dello 0,1-0,4% all’anno, aumentare il riuso di suolo urbano dall’odierno tasso del 13% al 50% e ridurre il footprint globale del 20-40%», ha detto Cees Veerman, presidente del Mission Board.
STATI GENERALI DELLA GREEN ECONOMY: L’AGENDA INTERNAZIONALE VERSO LA SOSTENIBILITÀ
I nuovi target europei stabiliti dal Green Deal e rivolti agli obiettivi di neutralità climatica costituiscono una spinta decisa verso forti cambiamenti in tutte le filiere produttive. È quanto emerge dalla Sessione plenaria internazionale: Governi e imprese green nel nuovo contesto globale, secondo appuntamento degli Stati Generali della Green Economy e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile tenutosi oggi. Un evento di ampio respiro internazionale sul Green Deal, un confronto a due tesi che ha coinvolto sia i rappresentanti dei governi globali, per raccogliere testimonianze e opinioni sull’agenda green al di fuori dei confini nazionali, sia le voci delle punte più avanzate dei settori produttivi nazionali sulla roadmap italiana verso la sostenibilità.
LA FILIERA DELLA PLASTICA NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI
È un periodo decisivo per il riciclo della plastica, settore dove esistono margini di miglioramento, vista la ancora alta percentuale di plastica che finisce della raccolta indifferenziata: mediamente si tratta di circa il 15%, secondo i dati presentati da Andrea Lanz di ISPRA all’incontro “La filiera della plastica nella gestione dei rifiuti urbani” organizzato da Utilitalia nella seconda giornata di Ecomondo Digital Edition 2020. Per quanto riguarda la raccolta differenziata, la plastica rappresenta il 7% del totale. L’Italia è all’avanguardia, ma deve fare ulteriori passi avanti per raggiungere gli obiettivi UE di un riciclo complessivo dei rifiuti del 50% entro il 2030, che sale al 55% per i recycling packaging e arriva al 70% per gli imballaggi. Come ha ricordato Giuseppe Riva di Plastic Europe, sono stati notevoli gli investimenti industriali nel campo del riciclo meccanico e chimico, con nuove tecnologie che l’hanno resa più efficiente, tuttavia occorre favorire e ampliare gli sforzi coordinati con le istituzioni e le iniziative volontarie a livello mondiale. Molto interessanti le best practice presentate stamani dai relatori, tra queste le esperienze di Tiziana Merlino Direttore Generale AMIU Genova, di Alessandro Canovai, Direttore Generale Revet, che ha raccontato degli usi del ‘granulo Revet’, derivato dal riciclo di plastica, nell’automotive o nell’edilizia, e ancora di Roberto Conte, ad di I.blu del Gruppo Iren, che ha mostrato l’uso della plastica riciclata anche nelle pavimentazioni di asfalto, e ancora di Carlo Andriolo, ad di Aliplast del Gruppo Hera. Nelle sue conclusioni Filippo Brandolini, Vice Presidente Utilitalia, ha evidenziato come occorra un approccio razionale e scientifico nel tema delle plastiche, senza demonizzare un materiale che resta indispensabile, come mostrato anche in tempi di Covid-19, per esempio nell’ambito della sicurezza alimentare. Eppure, occorre maggiore educazione alla raccolta differenziata, mentre, per raggiungere gli obiettivi UE, sono necessari almeno 800 milioni di euro di investimenti.
Fonte: Ufficio stampa Ecomondo