Classificare i rifiuti contenenti amianto nel modo più appropriato per favorirne il corretto smaltimento e fornire indicazioni operative per tutelare la salute e la sicurezza dei soggetti coinvolti a vario titolo nella gestione di questi rifiuti. Sono i temi affrontati nel volume “Classificazione e gestione dei rifiuti contenenti amianto – Istruzioni operative Inail ai fini della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e degli ambienti di vita” disponibile sul portale dell’Istituto e realizzato dai ricercatori del Gruppo amianto e aree ex-estrattive minerarie del dipartimento Innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici. Nel testo è consultabile anche una sezione allegati che raccoglie linee guida e banche dati sull’argomento e una sezione documentale con i principali articoli pubblicati dal Gruppo amianto.
L’amianto è stato bandito in Italia con la legge n.257 del ’92, la stessa legge però non impone un obbligo alla dismissione di questa sostanza cancerogena o dei prodotti che la contengono. Ancora oggi, infatti, come si legge nel testo “risultano numerosi i siti contaminati da bonificare con rilevanti quantitativi di rifiuti contenenti amianto da smaltire”. A questo proposito Inail Dit ha identificato le 100 tipologie di rifiuti contenenti amianto più frequentemente gestite nel corso delle attività di bonifica e smaltimento e ad ognuna di queste è stato attribuito il corretto riferimento classificativo, anche a seguito di un approfondito confronto con quanto avviene in Francia, Inghilterra, Svizzera, Olanda, Germania.
“L’analisi dei dati finora acquisiti ha messo in luce, in alcuni casi, incongruità significative tra quanto previsto dalla normativa europea e nazionale in materia di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto e la sua applicazione reale – sottolinea Federica Paglietti, responsabile scientifico del Gruppo amianto e tra gli autori del libro – Per questa ragione nel libro abbiamo integrato i dati in nostro possesso con ulteriori informazioni in merito alla classificazione dei manufatti contenenti amianto ab origine e ai principali prodotti industriali e relativi settori d’impiego”.
L’attribuzione ai rifiuti contenenti amianto dei corretti codici Cer e l’indicazione della tipologia di discarica ove avviarli è fondamentale per tutelare la salute e la sicurezza degli operatori del settore, per esempio gli addetti alle attività di bonifica o coloro che gestiscono i rifiuti negli impianti di smaltimento definitivo. E proprio analizzando l’attribuzione dei codici Cer ai rifiuti contenenti amianto, gli esperti del Dit hanno riscontrato alcuni problemi. “Dall’analisi del Catalogo europeo è emerso che i codici con la parola amianto all’interno sono soltanto otto: è chiaro quanto sia difficile far rientrare tutti i rifiuti contenenti amianto in un numero così ridotto di codici – precisa Beatrice Conestabile della Staffa, tra gli autori del libro – Attraverso le nostre ricerche abbiamo individuato ulteriori 21 codici Cer applicabili a questi rifiuti, confermati dai dati pervenuti dai gestori delle discariche attualmente operanti sul territorio nazionale e da alcune società di bonifica”.