Da Tiziano Brembilla, presidente di Assorecuperi, forte critica, con i provvedimenti per l’emergenza Covid-19, alla “possibilità, concessa ai Comuni, di sospendere la vendita ambulante di abiti usati”. “L’ennesima dimostrazione – afferma – della difficoltà dei decisori a saper affrontare le sfide poste dalla situazione di forte criticità in cui versa il Paese. L’economia circolare, invece di essere sostenuta e protetta, viene ostacolata sull’onda soltanto dell’emotività, con il rischio, tra l’altro, di soffocare le imprese che lavorano nella legalità, con il rischio di consegnare intere fette del settore dei rifiuti al crimine”.
“Affinché gli abiti usati e dismessi vengano riutilizzati oppure riciclati – rileva Brembilla – c’è una filiera da mantenere in equilibrio: ci sono operatori profit e non profit che si dedicano alla raccolta, allo stoccaggio e alla selezione e igienizzazione. Il 60% circa del raccolto è avviato a filiere del riutilizzo dove ci sono grossisti nazionali e internazionali e dettaglianti che offrono l’abito usato igienizzato a chi poi lo dovrà indossare”.
“Quando si rompe un anello della catena si rompe tutta la catena” denuncia il presidente di Assorecuperi. “E qui, addirittura, abbiamo due anelli chiave che si stanno rompendo. Il primo anello – spiega Brembilla – è quello dei raccoglitori, che sono sull’orlo del collasso: da un lato sono obbligati a proseguire nel loro servizio gratuito di raccolta differenziata sostenendo autonomamente i costi operativi nonostante il blocco dei ricavi economici causato dalle restrizioni imposte sugli sbocchi commerciali. Dall’altro lato, spesso pagano sostanziosi contributi economici a Comuni o aziende di igiene urbana in cambio del diritto di raccogliere. L’altro anello che si sta rompendo sono gli ambulanti dell’usato, ai quali in numero crescente di città, pur senza alcun concreto e verificato pericolo per la salute pubblica, viene impedito di vendere la merce sanificata”.
“Questa situazione – conclude il presidente di Assorecuperi – deve cambiare: chiediamo a tutti i Comuni e tutte le aziende di igiene urbana di sospendere le richieste economiche sul servizio di raccolta del rifiuto tessile e di avviare un dialogo con gli operatori per pianificare in modo sensato il futuro della filiera. A tutti i Comuni, chiediamo anche di riattivare immediatamente la vendita di usato sulle aree pubbliche là dove fosse stata sospesa”.
Per Assorecuperi non vi sono infatti evidenze scientifiche che giustifichino il blocco del settore e comunque occorre mettersi al tavolo per un dialogo costruttivo, evitando scelte irrazionali e ingiustificate senza via di ritorno.