E’ un consumo di suolo ad oltranza quello che in Italia continua ad aumentare anche nel 2017, nonostante la crisi economica. Tra nuove infrastrutture e cantieri (che da soli coprono più di tremila ettari), si invadono aree protette e a pericolosità idrogeologica sconfinando anche all’interno di aree vincolate per la tutela del paesaggio – coste, fiumi, laghi, vulcani e montagne – soprattutto lungo la fascia costiera e i corpi idrici, dove il cemento ricopre ormai più di 350 mila ettari, circa l’8% della loro estensione totale (dato superiore a quello nazionale di7,65%).
La superficie naturale si assottiglia di altri 52 km2 negli ultimi 365 giorni. In altre parole, costruiamo ogni due ore un’intera piazza Navona.
Sono questi i dati del Rapporto sul “Consumo di suolo in Italia nel 2018,” presentati il 17 luglio scorso a Roma, realizzato dall’ISPRA e dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. Il Rapporto restituisce una fotografia completa e aggiornata del territorio e fornisce una valutazione delle dinamiche di cambiamento della copertura del suolo e della crescita urbana, anche a livello locale, e delle conseguenze sull’ambiente, sul paesaggio, sulle risorse naturali e sul sistema economico. “E’ nostro dovere seguire le trasformazioni del territorio, risorsa non rinnovabile e vitale per il nostro benessere e per l’economia – ha dichiarato il Presidente ISPRA e SNPA Stefano Laporta – senza interventi normativi efficaci, il consumo di suolo non si fermerà”.
“Ripartiamo dalla norma precedente e andiamo avanti, con modifiche: bilancio ecologico, questione lottizzazioni, concetto di spreco di suolo, maggior attenzione alle zone protette ed inserimento di zone a rischio frane e terremoti” – è quanto ha affermato il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, nel suo intervento.
A conclusione della sessione mattutina, il Direttore Generale dell’ISPRA, Alessandro Bratti, ha dichiarato che “Siamo i produttori ufficiali del dato ambientale. A livello europeo, per il consumo di suolo, come per il tema della bonifica dei siti inquinati, non sono state assunte posizioni unitarie. Il nostro Paese sia più presente in sede di formazione di norme tecniche”.