Dopo uno studio di fattibilità e una campagna di raccolta fondi di successo, il macchinario chiamato Ocean Array Cleanup è pronto per essere testato sul campo,diretto verso il Great Pacific Garbage Patch, la grande isola di plastica che galleggia nell’oceano Pacifico, tra la California e le Hawaii.
L’idea alla base dell’Ocean Array Cleanup è semplice e geniale, la macchina sfrutta le correnti del mare, le stesse che hanno portato alla creazione dell’isola di plastica, per far sì che i rifiuti di plastica si accumulino nelle piattaforme e il mare si pulisca “da solo”. Il sistema è composto da una catena di barriere galleggianti della lunghezza di due chilometri e poste in favore di corrente, senza reti, che convogliano la plastica verso piattaforme che fungono da imbuto. Una volta al mese circa una barca andrà a raccogliere i rifiuti convogliati verso la parte centrale della macchina.
L’obiettivo è di raccogliere circa 5mila chili di plastica durante il primo mese di funzionamento e di smaltire entro cinque anni almeno la metà del Great Pacific Garbage Patch. L’impatto ambientale del macchinario sarà minimo, sfruttando le correnti non necessita infatti di energia per raccogliere la plastica. L’Ocean Array Cleanup non costituirà un pericolo per gli animali marini, secondo i suoi creatori, che potranno passare sotto le barriere galleggianti.
La prima missione dell’Ocean Array Cleanup rappresenta un test sul campo per valutare il funzionamento della macchina e rilevare eventuali problemi prima di estendere il progetto di sessanta piattaforme galleggianti giganti in varie aree del pianeta entro il 2020.
Uno studio, condotto da Ocean CleanUp in collaborazioni con altre istituzioni, ha rivelato che la situazione del Great Pacific Garbage Patch è in continua evoluzione e tende a peggiorare molto rapidamente.
La Ocean Cleanup prevede di autofinanziarsi grazie alla vendita della plastica oceanica che alcuni brand, come Adidas, hanno iniziato a sfruttare comprendendone l’appeal sui consumatori. La pulizia degli oceani, per quanto efficace, da sola non può però bastare, è necessario combattere alla fonte l’inquinamento che sta lentamente uccidendo i mari del mondo con gravi ricadute anche sulla nostra specie.
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Fonte Lifegate