Si chiama “Gli italiani e i Raee: da 1 contro 1 a 1 contro 0” l’approfondita indagine tra i consumatori che Ecodom e Cittadinanzattiva hanno commissionato a Ipsos per capire quanto è cambiata la consapevolezza degli italiani sull’ importanza di una corretta raccolta differenziata dei Raee e cosa accade ai piccolissimi rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, spesso dimenticati nei cassetti o gettati coi rifiuti indifferenziati, e che invece potrebbero tornare ad essere materie prime se correttamente raccolti e trattati.
Un problema molto sentito, a cui è stata dedicato anche un recente workshop, organizzato da Ecodom il 21 febbraio a Roma, durante il quale è stata appunto presentata la ricerca. Il Decreto 121/2016 (denominato proprio “Uno contro Zero”), rappresenta un’opportunità per il conferimento delle vecchie apparecchiature elettriche ed elettroniche, con particolare attenzione proprio per quelle di piccole dimensioni: l’1 contro 0 prevede, infatti, il ritiro gratuito dei mini Raee, i dispositivi elettronici di dimensioni inferiori a 25 cm, anche senza l’acquisto di un’apparecchiatura equivalente, presso tutti i punti vendita di superficie maggiore a 400 mq.
Nelle intenzioni del legislatore, questa nuova modalità potrà consentire al nostro Paese di raggiungere il nuovo obiettivo annuo di raccolta fissato dalla Comunità Europea, pari a circa 5,8 kg/abitante. Oggi siamo abbastanza lontani, a poco più di 4 kg/abitante: ce la faremo? I dati della ricerca, condotta attraverso 2.121 interviste su un campione stratificato e casuale, rappresentativo dei cittadini maggiorenni residenti in Italia e selezionato in base a quote per genere, età, area geografica, e ampiezza dei centri abitati, non lascerebbero ben sperare: in sostanza emerge che meno del 25% degli italiani (nemmeno un italiano su quattro, insomma) riconosce con adeguata correttezza i rifiuti elettrici ed elettronici; più di due su cinque non li conoscono affatto, e ovviamente nulla sanno (o poco e male) riguardo alle opportunità di conferimento offerte dal recente decreto. Non stupisce dunque il fatto che nelle abitazioni degli italiani si trovino delle apparecchiature potenzialmente a rischio, che rappresentano il 7,4% del totale posseduto.