Le comunità energetiche rinnovabili (CER) sono uno strumento fondamentale nei progetti di transizione ecologica dell’Unione Europea. Il ritardo accumulato dal nostro Paese, rispetto ai Paesi del centro-nord Europa è notevole, tant’è che a oggi nella penisola sono attive solo 23 Cer (e 39 sono in fase di realizzazione) contro, ad esempio, le 4.848 Cer che la Germania aveva già attive a dicembre 2022.
Lo hanno sostenuto, Michela Vogrig, presidente di Legacoop Fvg, Mauro Antonio Guarini, cofondatore e vicepresidente della cooperativa benefit udinese, Part Energy e Giorgio Ardito, presidente della società Lignano Pineta, relatori del quarto e ultimo incontro Economia sotto l’ombrellone 2023, svoltosi a Lignano Pineta sul tema “Le Comunità Energetiche. L’esempio di Lignano e le opportunità per la comunità”.
«Le Comunità Energetiche Rinnovabili (Cer) sono uno strumento strategico per affrontare le sfide che la transizione energetica ci pone – ha affermato la presidente di Legacoop Fvg, – anche se è bene ricordare che forme di comunità energetiche erano presenti nella nostra regione fin da inizio ‘900. Ne è un ottimo esempio la storica cooperativa Secab di Paluzza (Ud) che continua a produrre e distribuire energia elettrica in molti comuni della Valle dell’Alto Bût da fonti completamente rinnovabili generando risparmio a favore degli enti locali e dei cittadini di quel territorio. Un modello economico quanto mai necessario, soprattutto in un momento in cui si assiste all’impoverimento di intere fasce della popolazione, fortemente sostenuto dall’Ue, attraverso iniziative specifiche. Inoltre – ha concluso la presidente di Legacoop Fvg -, le Comunità Energetiche hanno l’ulteriore grande valore dato dai benefici ambientali che ne possono derivare sia per le aree dove vengono realizzate, sia, più in generale, per tutti noi, grazie all’utilizzo di fonti di produzione rinnovabili che riducono il consumo di combustibili fossili e l’inquinamento».
Mauro Antonio Guarini, vicepresidente di Part Energy, cooperativa benefit che è fra i principali operatori del settore in Italia ha illustrato il funzionamento delle comunità energetiche, chiarendone in vantaggi per la comunità. «Le comunità energetiche introdotte dal’Ue – ha spiegato – sono nate perché l’Europa, oltre a promuovere le fonti di energia sostenibile, ha voluto ridurre le dispersioni di energia che si hanno sulle reti quando l’energia stessa viene prodotta lontano, spesso molto lontano, da dove è consumata. Si tratta di perdite di rete che solo nel 2022 sono costate in Italia oltre 22 miliardi di euro riversati sulle bollette di tutti – cittadini, aziende e pubbliche amministrazioni – e che potrebbero essere fortemente abbattute creando, attraverso le comunità energetiche, impianti di produzione vicini ai luoghi di consumo.
Inoltre, le Cer – ha continuato Guarini – consentono di creare un beneficio sociale sul territorio perché permettono di usufruire di energia green e a costi minori anche a quei cittadini, che non possono avere un proprio impianto di produzione di energia. I cittadini partecipanti alle Comunità Energetiche possono essere quindi sia prosumer, ossia cittadini che hanno un proprio impianto (tipicamente fotovoltaico, ma anche eolico, idroelettrico e un domani a idrogeno) e che, quindi, producono e consumano, sia di energy citizen, ossia cittadini che sono solo associati alla Cer come consumatori utenti, ma non hanno un impianto di produzione proprio. Noi come Part Energy – ha proseguito il vicepresidente della cooperativa, al momento abbiamo attive 4 delle 23 comunità energetiche italiane e ne stiamo realizzando altre 5 delle 39 in programma. Dal punto di vista dei vantaggi economici – ha concluso Guarini – degli 11 centesimi che il Gse riconosce per ogni Kwh condiviso, noi a nostra volta ne riconosciamo 6 al socio produttore (prosumer), 2 al socio consumatore (energy citizen) e 3 li utilizziamo per il mantenimento della struttura e, come coop benefit, per la lotta alla sempre più diffusa povertà energetica».
Dal canto suo, Giorgio Ardito, presidente della società Lignano Pineta ha sottolineato i notevoli vantaggi della Cer lignanese che rappresenta il primo esempio di Cer costituita in un comune balneare italiano e che sarà utilizzata dall’Enea come case history o modello per calcolare le medie produttive e di consumo (con i relativi picchi orari e stagionali) delle future Cer italiane. «Abbiamo realizzato sui tetti delle villette accanto all’hotel President di nostra proprietà impianti per 73 Kwh che consumiamo in parte o totalmente durante la stagione turistica. Ci piacerebbe, però, nel momento in cui l’albergo è chiuso o a inizio e fine stagione, poter mettere a disposizione della comunità tutta l’energia non consumata. Un altro impianto lo abbiamo realizzato su un altro immobile in concessione demaniale per altri 20 Kwh e qui riusciamo a consumare tutto l’anno solo una parte dell’energia prodotta e volentieri la metteremmo a disposizione della rete. Altri due impianti fotovoltaici già progettati e in parte realizzati per quanto riguarda la guaina su cui poggiano i pannelli su un grande immobile di proprietà per un totale di 180 Kwh, restano purtroppo però – ha proseguito Ardito -, in standby e con altri impianti che volevamo installare, perché stiamo aspettando una risposta dall’Unione Europea a un provvedimento italiano che, sembra, avere qualche problema in tema di aiuti di Stato e al quale l’Ue non ha ancora dato risposta dal marzo scorso. A prescindere, comunque, dagli impacci burocratici, noi ci siamo lanciati, insieme al Comune e ad altri operatori, nella creazione della Comunità Energetica di Lignano perché abbiamo potuto anche condividerla con alcuni nostri collaboratori in varie zone di Lignano e in alcune frazioni del contermine Comune di Latisana che risultano sotto la stessa cabina di alta tensione, e che potranno averne indubbi benefici».